Sei nuove stanze con 12 posti letto (8 hanno i respiratori automatici) in Urologia al Santissima Trinità di Cagliari, ospedale di riferimento nel centro sud Sardegna per i pazienti affetti da Covid-19. Postazioni che aggiunte alle otto della Terapia intensiva diventano 20 e salirebbero a 23 considerando l'area destinata all'ebola, da utilizzare in casi di necessità. Ulteriori nove si ricaveranno nelle stanze con la "pressione negativa", da dove cioè un sistema di aspirazione automatica espellerà il virus: sono in via di allestimento. Intanto sono in arrivo altri cinque respiratori regalati da Massimo Cellino. In tutto questo, ora gli urologi ora lavorano in una parte del reparto originario e si occupano solo delle emergenze e delle consulenze al Pronto soccorso. Intanto ieri l'ospedale Brotzu ha (parzialmente) riaperto il suo reparto di Urologia.

Il picco del weekend

La battaglia contro il coronavirus dunque da oggi può contare su una nuova ala dedicata, la "Covid 2", ricavata nel presidio sanitario di Is Mirrionis. Nelle sale chirurgiche riadattate a stanze di terapia intensiva arriveranno i positivi alla malattia che dovessero avere necessità del ricovero. Si pensa saranno diversi: per il prossimo weekend è atteso il picco dei contagi, un'onda d'urto per fronteggiare la quale è necessario essere pronti. Così ecco l'arrivo di sei respiratori dal Brotzu, due dal Marino e i cinque donati dal presidente del Brescia calcio. Ma quasi tutto l'ospedale è ormai destinato a trattare i soli casi di coronavirus. Sono stati riadattati anche i reparti di Geriatria, Pneumologia e Malattie infettive per un'altra cinquantina di posti letto. La decisione di creare il nuovo reparto è stata presa dall'Azienda tutela della salute guidata dal commissario straordinario Giorgio Steri su proposta dei medici che compongono il "Pou", il presidio unico di area diretto da Sergio Marracini. La scelta di ricavare gli spazi necessari per l'emergenza è caduta sull'Urologia perché collegata all'ex Rianimazione, dunque in caso di necessità sarebbe più semplice un intervento d'urgenza, e perché i respiratori devono essere connessi a una centrale di monitoraggio attraverso cui l'anestesista abbia il quadro complessivo della situazione dei ricoverati.

La forza lavoro - Ieri il gruppo di lavoro, composto anche dai dirigenti Raffaele Sechi (responsabile del dipartimento di Chirurgia del Pou) e Aldo Caddori (dipartimento Area medica) e dai primari Sandro Piga (Infettivi), Roberto Perra (Pneumologia) e Sandro Rotigni (Anestesia e rianimazione) rifletteva sul personale da utilizzare. L'ipotesi è riqualificare gli infermieri dei reparti oggi fermi. Tre sono stati mandati al Marino per un "addestramento", in tutto la forza lavoro toccherà le dieci unità. Medici e anestesisti invece sono pochi, soprattutto i secondi, e devono pensare anche al resto dei malati oltre che agli altri ospedali (Binaghi, Muravera, Isili). Sono una trentina che seguono due terapie intensive, tre guardie giornaliere per le urgenze e il punto nascita. Ne servirebbero altri dieci

Il reparto di Urologia - L'Urologia del Santissima Trinità guidata dal professor Antonello de Lisa, dove ora ci sono dieci posti letto liberi dopo le dimissioni di tutti i pazienti (sabato scorso) e la riduzione del 50 per cento del personale, garantisce le urgenze: nessuna attività ordinaria né ambulatoriale. Sono stati chiesti spazi al Binaghi, ma sono inutilizzabili. Il timore è che a emergenza terminata la mole di lavoro arretrata renderà esplosiva la situazione.

Brotzu, problemi superati - Ieri è stata riaperta l'Urologia del Brotzu. L'attività di routine è sospesa, col primario Mauro Frongia sono in servizio 13 medici e una cinquantina tra infermieri e oss: organico sufficiente a occuparsi delle urgenze ma ritenuto inadeguato in situazioni normali. Di recente, dopo il timore della presenza di alcuni casi positivi, nove medici sono rimasti chiusi in ospedale per tre giorni. Un'abnegazione «encomiabile», il giudizio dei colleghi.

Andrea Manunza

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