Che cos’è l’autismo? Un terribile disturbo dello sviluppo neurologico, una disabilità che dura tutta la vita e provoca sofferenza profonda, che coinvolge anche i familiari, o è una forma di divergenza cognitiva presente in natura e vicina al genio?

In realtà, a settant’anni di distanza dai primi studi sull’autismo, si sa ancora molto poco su quest'affezione dello sviluppo neurologico.

Non se ne conoscono esattamente le cause e spesso gli stereotipi vincono sulla corretta informazione. Ci si ferma spesso a quanto compreso guardando il famoso film Rain Man con Dustin Hoffman e si guarda alle persone autistiche come a fenomeni da baraccone.

Persone capaci di prodigi di memoria e di calcolo ma totalmente inadatte a condurre una vita "normale" e a relazionarsi con gli altri.

Il libro NeuroTribù (Edizioni LSWR, 2016, Euro 29,90, pp. 544. Anche Ebook) di Steve Silberman, uno dei maggiori giornalisti scientifici americani, prova a sfatare falsi miti e stereotipi legati a un disturbo che è sempre più diffuso nella nostra società.

Un'opera scritta con il linguaggio chiaro e coinvolgente di un'inchiesta giornalistica, prima di tutto racconta gli aspetti meno noti della storia dell’autismo.

Soprattutto ci porta a diretto contatto con i maggiori esperti di questa patologia: le persone autistiche. Silberman si è, infatti, immerso completamente nel mondo dell’autismo e ci racconta come sia un limite, un’esperienza frustrante e anche drammatica, ma anche un altro modo di essere uomini e donne.

È alla fine una delle infinite varianti dell’inesplorato e complesso territorio che è la mente umana: non è l’assenza di "normalità" ma una normalità diversa.

Allora, come scrive Roberto Keller, uno dei massimi esperti italiani di disturbi dello spettro autistico, nell’introduzione del volume: "L’importante, per chi vuole avvicinarsi a questo modo di essere-nel-mondo, è incontrare le persone autistiche senza pregiudizio, senza il desiderio di etichettarle e 'normalizzarle'".

Partendo da questi presupposti, Silberman prova a guardare il mondo dalla parte degli autistici, con i loro occhi.

E, cosa più importante di tutte, sottolinea come le difficoltà di chi ha disturbi autistici non siano spesso dovute ai sintomi della malattia, ma ai disagi imposti da una società che si rifiuta di adottare soluzioni anche elementari per le persone con disabilità cognitive, che rifiuta la diversità e che ciecamente non valorizza i talenti che in essa si nascondono.

Roberto Roveda

© Riproduzione riservata