Il dizionario Oxford Languages definisce la rivoluzione, che deriva dal verbo rovesciare, come un movimento organizzato, ispirato da motivazioni ideologiche e non necessariamente, ma spesso, violento col quale si intende instaurare un nuovo ordine sociale o politico. Da cui nel lessico volgare: fare una rivoluzione, soffocare una rivoluzione, dare contenuti o ideali ad una rivoluzione. Il passo è breve se si pensa alla Rivoluzione francese o alla Rivoluzione d’ottobre, in Russia. Ma, in linea generale, nessun aspetto delle società resta immune dal vento del cambiamento.

Nella seconda metà del 1700 in Inghilterra ci fu la rivoluzione industriale, nota come prima Rivoluzione industriale inglese. Essa fu un processo di radicale evoluzione economica e di industrializzazione di società che da agricolo-artigianali-commerciali si trasformarono in sistemi industriali caratterizzati dall’uso generalizzato di macchine azionate da energia meccanica. Per Rivoluzione scientifica si intende, invece, quella fase della storia europea, tra la metà del XVI alla fine del XVIII secolo, in cui vi fu uno straordinario sviluppo in diversi campi della scienza, a partire dalla data di pubblicazione dell’opera di Niccolò Copernico, per continuare con l’astronomia, la medicina, la matematica e la filosofia.

L’innovazione tecnologica fu la spinta per lo sviluppo economico e per profonde modificazioni socio-culturali e politiche. Noi siamo nel pieno cambiamento, nella rivoluzione digitale perché stiamo abbandonando la tecnologia meccanica ed analogica e siamo entrati nell’era della Intelligenza Artificiale. Niente sarà come prima perché ogni aspetto delle nostre società, economico, produttivo, lavorativo, sociale, dei rapporti delle persone verrà reinventato, si potrebbe dire rivoluzionato. Guai a non adeguarsi. E poi da non dimenticare la rivoluzione gentile che in apparenza è in contraddizione in termini nel senso che è quasi un appello ad essere più buoni. Questa rivoluzione punta ad accrescere la consapevolezza che l’epoca che viviamo, carica di incertezze e di paure ha bisogno di solidarietà fra generazioni e di tempi lunghi. La sua forza consiste nell’uso della gentilezza per porre l’attenzione su grandi temi del nostro presente e futuro: i cambiamenti climatici, le foreste, la siccità, la biodiversità, la conservazione delle risorse del nostro pianeta. Trovare i legami intergenerazionali che siano principi condivisibili al di là delle convinzioni religiose, morali culturali e che creino un fertile terreno di solidarietà. Ma non è una rivoluzione che voglia cambiare l’ordine sociale o politico. Nelle ultime 4 legislature regionali la politica ha proposto ad ogni legislatura alcuni temi per i quali avrebbe compiuto scelte radicali, rivoluzionarie riguardanti la denatalità, lo spopolamento, l’abbandono scolastico e la sanità. Solo promesse.

La sanità ne è l’esempio. Ora si che serve alla nostra sanità una vera rivoluzione. Va messa in discussione tutta la classe dirigente che va selezionata sul merito e non cooptata. Gli obbiettivi di salute devono essere sostenuti dalla qualità e dai costi standard validi per tutte le ASL. Chi non raggiunge questi obbiettivi non può continuare a gestire la sanità. Il Covid non ci ha insegnato nulla. Ora si è aggiunta l’influenza. I tempi per un intervento chirurgico sono di mesi. Ma se si chiama un ospedale del nord Italia in pochi giorni si viene operati col solo costo del biglietto aereo. Cosa aspettiamo? Il cambiamento non deve guardare in faccia nessuno. Bisogna prendere a prestito le parole di Lenin. Cambiare è cruciale ma la rivoluzione non è un pranzo di gala.

Antonio Barracca

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