«Senza la guerra io sarei rimasto un intellettuale con interessi prevalentemente letterari. Soltanto la guerra ha risolto la situazione». È il pensiero di Giaime Pintor, morto all’età di 24 anni, il primo dicembre del 1943, dilaniato da una mina tedesca mentre attraversava l’Italia, da sud verso il centro, per raggiungere Roma e combattere il nazifascismo. Scrittore e traduttore con radici sarde, sono sue le traduzioni in italiano del poeta tedesco Rilke.

Identica generazione e destino simile a quello di un altro sardo, Renzo Giua, che muore alla stessa età di Giaime Pintor, sul fronte della guerra civile spagnola. Era lì per difendere la Repubblica con le formazioni antifranchiste. Un antifascismo istintivo respirato in famiglia. Il padre Michele, classe 1889, nato a Castelsardo, dopo l’eccidio dei minatori in sciopero a Buggerru, si avvicina al socialismo. Si laurea in chimica. Più tardi, con il trasferimento a Torino, abbraccia, insieme al figlio, Giustizia e Libertà. A Renzo e a Mario Levi, l’amico e compagno di militanza democratica e libertaria, lo storico Cesare Panizza (docente all’Università del Piemonte orientale) ha dedicato “Amicizia e politica. Mario Levi e Renzo Giua nella cospirazione antifascista” (pubblicato da Pacini).

Renzo Giua (foto Rais)
Renzo Giua (foto Rais)
Renzo Giua (foto Rais)

Pensiero e azione

Nel libro due vite ma anche l’affresco di una generazione che con il pensiero e con l’azione si oppone al regime in camicia nera. Renzo viene arrestato dalla polizia e poi liberato insieme ad altri del gruppo torinese di Giustizia e Libertà. Continua l’attività contro il fascismo. Varca il confine e si avventura tra i ghiacciai dell'Autaret, 3400 metri di quota, al confine tra Italia e Francia. È un bravo sciatore e ha un fisico che gli consente di osare e di portare a termine un’impresa memorabile. Arriva a Parigi dove, insieme con Mario Levi, Aldo Garosci, Franco Venturi, Nicola Chiaromonte e Andrea Caffi, crea un gruppo affiatato, unito da affinità elettive. Lo stesso Garosci descrive i punti di contatto: «Idealismo crociano, operaismo, critica verso le vecchie formazioni politiche, accettazione del fascismo come la vera e concreta realtà contemporanea da rovesciare, lo stesso capitalismo essendone solo un elemento». Dopo la condanna del padre a 15 anni di carcere da parte del Tribunale speciale scrive alla madre: «È chiaro che a papà hanno riversato gli anni riservati a me fin dal 1932». Renzo e Mario Levi non sempre sono in linea con le posizioni di Carlo e Nello Rosselli sull’idea di Stato e sul ruolo di Giustizia e Libertà. Scoppia la guerra civile spagnola. Renzo Giua è tra i primi a partire. È comandante di compagnia e poi di battaglione. Combatte con coraggio e muore.

Il ricordo

Di lui resta il ritratto dell’amica Ursula Hirschmann: «Era un bel ragazzo con gli occhi di un grigio acciaio, sopracciglia corte e denti lucenti. Rideva di tutto: delle mie domande, della mia pronuncia, della mia timidezza… Tutto in lui è stato gratuito: la sua vita, la sua azione, la sua morte… Si era innalzato nel cielo cavalcando una nuvola di un rosa un po’ troppo vistoso, ridendo ormai per sempre, il cuore dilaniato da una bomba falangista».

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