Chi si nasconde dietro lo pseudonimo di Cosimo D’Orrì? Forse un alto funzionario dello Stato che lavora in un ministero a Roma. È una possibile traccia, da approfondire. C’è comunque una certezza.

Il suo esordio letterario, con il libro “I fantasmi di Tule”, è una felice irruzione nel mondo editoriale per la trama originale, lo stile efficace e la scrittura asciutta ed evocativa. Lo scrittore misterioso, raggiunto al telefono, continua a restare nell’ombra anche se fornisce qualche dato in più: «Tule è un paese della Sardegna. Io sono sardo, amo la mia terra e dovevo scegliere un luogo dell’anima per ambientare il mio romanzo».

Ha scritto una “ghost story” che è un genere letterario e cinematografico ormai consolidato. Un racconto di fantasmi, con non trascurabili riferimenti alla realtà, che genera brividi e paure. Che cosa succede a Tula? «Le strade di questo piccolo comune sono attraversate da fantasmi. Ci sono fantasmi creati ad hoc, ma anche quelli della grande storia. Penso che i fantasmi ci aiutino, questa è la funzione del racconto fantastico, a comprendere paure individuali e collettive. Ritengo che una “ghost story” possa avere un effetto terapeutico e aiutarci a capire le angosce della vita di tutti i giorni, a gestirle e magari anche a superarle».

La copertina del libro
La copertina del libro

La copertina del libro

A Tule tre amici, Francesco, Antonio e Mattia, vogliono fare luce su fatti inquietanti avvenuti nel paese, ma vengono trascinati nel vortice di un'antica leggenda che li conduce in luoghi senza tempo, nascosti nel cuore di un’Isola che custodisce, nei secoli, molti segreti. I tre “investigatori” incontrano creature poco raccomandabili e autorevoli figure che indicano la buona strada. Riusciranno a sciogliere l’intricata matassa di misteri? Bisogna leggere le 140 pagine del libro (Youcanprint, 14.50 euro), per soddisfare tutte le curiosità.

Resta da dire del ruolo dei due fantasmi che arrivano dalla grande storia: Salvador Allende e Aldo Moro. Casi emblematici delle alterne vicende del Novecento. Due destini grandi e tragici con cui continuiamo a fare i conti.

«La morte di Moro - spiega Cosimo D’Orrì - ha creato una cesura nel percorso di crescita culturale, economica e politica dell’Italia. Non voglio dire che il nostro Paese sia regredito, semplicemente ha scelto altre strade, giuste o sbagliate che siano». Così anche i fantasmi di Allende e Moro attraversano, come memorie che si proiettano nel presente, le vie tortuose di Tule.

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