Aveva fotografato le proteste degli anni Settanta e le manifestazioni dei lavoratori, la Sardegna agropastorale e quella tradita dal sogno dell’industrializzazione, le espressioni artistiche d’avanguardia e le trasformazioni de La Maddalena.

E qui, nella sua isola, all’ospedale Paolo Merlo, si è spento Tatiano Maiore, 79 anni, uno dei più rappresentativi fotografi sardi, in prima linea sulla scena nazionale tra i fotoreporter che hanno documentato un periodo della storia italiana, in particolare quella passata per gli anni di piombo.

La prima macchina fotografica a dieci anni, regalata dal padre, e poi la partenza dall’isola nei primi anni Settanta per andare a raccontare il mondo e le sue ribellioni, in diversi Paesi stranieri e in Italia, a Roma, Milano, Venezia.

Amico personale di Gian Maria Volontè e vicino a Mario Dondero, uno dei fotoreporter più rappresentativi, e ad altri importanti personaggi della cultura, dell’arte, del cinema e della fotografia, ha pubblicato i suoi reportage sulle più importanti testate nazionali e internazionali ed esposto in diverse mostre in Italia e all’estero.  

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