«Cara Unione,

leggo con attenzione i vostri articoli sullo stato delle Ferrovie in Sardegna e non riesco a rendermi conto di come sia possibile, come abitanti nell’Isola, poter accettare una simile situazione di disinteresse da parte un po' di tutti (in primis gli Amministratori Pubblici ovviamente) per come vengono affrontate le questioni ferroviarie.

A parte l’avvio dell’elettrificazione sino ad Oristano (la palificazione ci sarebbe già…) nessuna news per i fondi del Pnrr: il raddoppio (se si farà) è solo fino a Siliqua e non a Villamassargia, creando così in Sardegna 2 linee a doppio binario che ad un certo punto diventano a uno solo.

Ripetuti avvisi sulla stampa per gli oltre 50 mln destinati alle linee del Trenino Verde su cui a parte la nuova Fondazione (con alcuni Comuni già “in litigio”) nelle gare di RFI c’è solo un appalto per la ricognizione delle linee (circa 3 mln di importo). Due anni per questa operazione; due per la progettazione; tre per i lavori: diciamo che fra sette/otto anni, se tutto andrà bene, si vedranno i primi risultati. Mi domando se non fosse stato possibile destinare qualche importo per fare qualche lavoro di massima urgenza adesso (ripristinare la bellissima linea Macomer Bosa o provvedere alla revisione e riparazione del ponte di Usassai per riportare un po' di turismo in quelle zone isolate), senza aspettare tutti questi anni.

Sperando che venga fatta la variante di Bauladu in tempi ragionevoli, resta il problema delle tecnologie per il sistema di marcia dei treni; il mancato pendolamento dei treni CAF; la sistemazione della linea oltre Macomer.

Nessuna buona novità dalla Metrotranvia sino alla Stazione ancora in alto mare (nel frattempo è stato chiuso anche il tratto sino a San Gottardo).

Interessante e senza, credo, risultato alcuno, il dibattito sulla nuova linea FS verso Nuoro, dove qualcuno dovrebbe spiegare al ministro Salvini che in Italia di Capoluoghi di provincia non collegati alla Rete RFI non c’è solo Nuoro ma anche Matera.

Insomma una situazione che sembra veramente un disastro».

M. Mezzatesta

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