H ic manebimus optime, qui resteremo ottimamente. Nel 390 avanti Cristo fu Furio Camillo a inchiodare i romani nella città incendiata dai Galli: Roma è la nostra terra. Il concetto venne in seguito parafrasato da Vittorio Emanuele II quando, dopo il solenne ingresso in Roma capitale, disse: “A Roma ci siamo e a Roma ci resteremo”. “O Roma o Orte” esclamò il disegnatore e gran battutista Mino Maccari stanco di attendere alla stazione del paese Mussolini per marciare su Roma. Questa passione per l’eterno potere dell’eterna città riporta al can-can che sta facendo ballare le sinapsi dei partiti sul terzo mandato ai presidenti delle Regioni. Una solenne barzelletta se a decidere saranno i parlamentari che a Palazzo Madama e a Montecitorio hanno messo radici. Pier Ferdinando Casini tra i due rami del Parlamento è appollaiato da oltre 40 anni con l’occhio sempre attento al nocciolo della politica: il potere. Aveva 27anni, oggi ne conta 69. Zaia e De Luca hanno a chi ispirarsi. Maurizio Gasparri ha festeggiato i 32 di ottima permanenza, idem La Russa, Bossi e gli altri 100 imbullonati da 15 anni per il bene loro e qualche volta del Paese. Signori, è il bello del voto: giusto. Ma allora lasciamo che anche per i Governatori a decidere siano gli elettori e non chi per continuare a sfondare le poltrone romane pretende di salvare quelle regionali.

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