I l sardo, meglio se del Capo di Sopra, alla domanda come se la passa il suo vicino di casa risponde: “no ista male”, non sta male, state sereni: l’amico scoppia di salute. Se invece sta malissimo la risposta sarà: “comente Deus bolet”, come Dio vuole. È quello che gli inglesi chiamano “understatement” e che lo scrittore e antropologo Bachisio Bandinu traduce in “nascondimento”. Ovvero l’arte del sospeso, dell’attenuare, del minimizzare e delle mezze affermazioni che nascondono la verità. Il giro largo ci porta al caso pratico di questi giorni: la proclamazione di Alessandra Todde a presidente della Regione. La prestazione di Paolo Truzzu nel nuragico linguaggio suona così: “no ata bintu”, per dire che ha perso. E Alessandra Todde? “no ata perdiu”, non ha perso e quindi ha vinto. C’è il però. La candidata del “campo largo” ha sicuramente vinto ma la sua parte politica ha perso; il sindaco di Cagliari ha perso ma i partiti che gli facevano corona hanno avuto più voti. Confessiamolo, siamo talmente strani che il nostro dire senza dire, di negare la sconfitta senza ammettere la vittoria ha la forza di mettere a nudo un sistema elettorale unicum tra tutte le regioni italiane. Tanto è complicato il meccanismo che persino chi l’ha votato ammette di trovarlo peggiore del Porcellum , che è tutto dire. È tempo di cambiare, è l’ora dell’Asinellum.

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