S i sa, i politici le sparano grosse. Per smentire questa convinzione qualunquista, Emanuele Pozzolo, deputato meloniano, al veglione di Capodanno l’ha sparato piccolo, nel senso del calibro. Era però un proiettile vero, esploso per errore dalla sua pistola (da chi, è da vedere) al veglione di Capodanno a Rosazza, nel Biellese. E mentre i tg nazionali ammonivano sulla pericolosità dei “botti”, alla Pro loco di Rosazza volava piombo, per così dire, “istituzionale”. È andata bene: dieci giorni di cure per il ferito, che però era il genero di un agente della scorta del sottosegretario Andrea Delmastro, presente al veglione. A momenti diventava un conflitto a fuoco tra fratelli: uno, d’Italia.

Il deputato Pozzolo sostiene di non aver sparato lui. Dice che stava mostrando la pistola carica ai commensali, che se la passavano di mano in mano: lo facciamo sempre tutti, a tavola, no? Uno di loro ha fatto fuoco per errore, centrando il genero dell’agente.

Ora, premesso che l’opinione pubblica si chiede se un deputato che dimentica la “sicura” e fa fuoco involontariamente sia davvero peggio che far girare una pistola di mano in mano al veglione di Capodanno alla Pro loco, resta il rifiuto di Pozzolo di sottoporre la mano e la giacca al test della polvere da sparo. Non ha sparato lui, dice, ma non consente agli investigatori di accertarlo. E la cronaca registra una seconda “sparata”.

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