L a legge è uguale per tutti, ma è ragionevole qualche dubbio. Chi è in politica può godere di qualche vantaggio come l’immunità che per molti è un privilegio e per i pochi che ne fanno uso e abuso un diritto. La notizia del deputato che l’ha usata impropriamente per evitare di consegnare gli abiti utili all’indagine sul colpo di pistola che ha mandato all’ospedale una persona, elimina ogni dubbio. Un parlamentare prima di invocare il “suo” diritto ha l’obbligo civile e morale di riconoscere la “nostra” giustizia; la presunzione d’innocenza è sacrosanta ma bilanciarla con l’ipotesi di colpevolezza è giustificabile. In attesa lorsignori indagati dovrebbero schiodarsi dalle poltrone e sopportare da persone normali i tempi eterni della giustizia. Bisogna dunque porre fine alle immunità che puzzano di assurdi privilegi. In un tempo in cui si lamenta un ritorno della corruzione e delle tangenti, un ripensamento è doveroso. Una sentenza della Corte Europea di Strasburgo, passata nell’arco costituzionale veloce come l’arcobaleno, stabiliva che i parlamentari godevano già di un’immunità “troppo estesa” che “non consentiva un equilibrio con i diritti dei cittadini”. Nel 1993 il Parlamento tentò il riequilibrio senza però spegnere definitivamente la fiamma di quei vantaggi che mortifica la passione civica di quanti custodiscono il privilegio dell’onestà.

© Riproduzione riservata