B uon anno a chiunque, ma con poche e ben calibrate eccezioni. Niente auguri a:

1) chi parcheggia in doppia fila in via Sonnino (stessa razza di quelli che quando non c’era la pista ciclabile parcheggiavano anche in terza);

2) chi durante il cenone ti chiede a bruciapelo “ma tu chi voti?”, e quando glielo dici attacca col pianto greco e cerca per due ore di catechizzarti;

3) chi, quando gli chiedi “come stai?”, finge di non capire che si tratta di una frase idiomatica di cortesia, completamente slegata da un tuo pur larvato interesse per le sue condizioni di salute, e ti fa una rassegna molto pignola dei suoi acciacchi (i più pericolosi girano con le lastre nello zainetto e le issano controluce davanti a un neon per illustrartele);

4) chi spedisce via whatsapp augurissimi spiritosissimi prefabbricati, possibilmente in chat nate per esigenze professionali;

5) chi quando esce da una stanza lascia la luce accesa, e se glielo fai notare ti guarda con disprezzo infastidito come fossi un bacucco petulante o un falco dei Paesi frugali;

6) mette gli avverbi nei cartelli, perciò una cosa che in qualunque altro Paese è vietata da noi lo è severamente. Se proprio non potete farne a meno, almeno ampliate la gamma degli avverbi. Ogni tanto che qualcosa sia vietato prussianamente, o consentito sornionamente.

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