Nella Dinamo degli americani, il cuore, lo zoccolo duro, è quello degli italiani Devecchi, Sacchetti jr e Vanuzzo.

C'erano nei momenti bui, c'erano nel primo giorno di Serie A e c'erano venerdì, nel giorno di gloria del primo, storico scudetto.

Capitan Vanuzzo è il più emozionato: “Ricordo ora l'anno della promozione, venuto dal nulla. L'allora presidente Mele, l'anno prima, voleva mollare tutto. Parlai con lui, gli chiesi di riprovare. Adesso stiamo festeggiando due coppe Italia, una Supercoppa e lo scudetto, la gioia più grande al culmine di due stagioni fantastiche”.

Nove anni fa c'era anche Giacomo “Jack” Devecchi: “Eravamo in A2, ci eravamo salvati all'ultima giornata. E ora siamo qui a festeggiare lo scudetto, quello che era il mio sogno fin da bambino”. Devecchi è ormai un sardo a tutti gli effetti: “Direi sardo e sassarese. E questa terra, la Sardegna, è la nostra grande forza”.

E poi un pensiero per il coach Meo Sacchetti: “Dopo sei anni con lui, posso dire che per me è un secondo padre, è formidabile”.

Se per Devecchi è un secondo padre, per Brian, invece, Meo Sacchetti è proprio il papà. E anche lui si gode una festa splendida quanto inattesa: “Io in A2 non c'ero, ma ho vissuto tutto questo lungo percorso. Questa vittoria è merito nostro e del pubblico”.

A mente fredda, rivive le fasi decisive della partita storica con la Grissin Bon: “Siamo andati a -17 e, prima di iniziare il secondo quarto, in panchina ci siamo detti che forse un'occasione come questa non sarebbe capitata mai più. Non abbiamo mai mollato e, alla fine, abbiamo vinto”.

Alberto Masu
© Riproduzione riservata