"L'Italia nel mondo è seconda, o peggio, in tutto. Solo nella medicina dello sport eccelle, non ha rivali. Gli sportivi qui sono molto tutelati, specie i calciatori, i quali peraltro non sopportano carichi di impegno eccessivo o comunque paragonabili a quelli di altre attività. Purtroppo certi eventi accadono, anche con la miglior prevenzione". Il prof. Antonio Dal Monte, fisiologo di fama, ha seguito atleti come Moser in sforzi immani. Ora interviene sull'allarme lanciato da Di Natale ("giochiamo troppo, a rischio della nostra salute") dopo la morte di Piermario Morosini. E sottolinea che l'attuale legislazione dà grandi garanzie a chi pratica sport, tanto che con gli esami attuali si arriva a evidenziare fino al 90% delle patologie nascoste.

CALCIATORI SEGUITI - "Per il giovane calciatore del Livorno - afferma l'esperto - non c'è stato purtroppo nulla da fare. Come prevenire casi di questo genere? Credo non ci sia modo - continua Dal Monte - Alcuni esami possono approfondire la conoscenza di eventuali patologie nascoste, ma sono molto invasivi, e quindi rischiosi e anche costosi. Applicarli a tutti sarebbe impossibile e comunque il risultato non sarebbe mai il 100%. "In questi momenti è difficile dire che 'più di così' non si può fare, ma è molto vicino alla verità. Un calciatore o uno sportivo professionista in Italia è davvero molto seguito - ribadisce Dal Monte -, chi ha problemi di solito viene avvertito o fermato e i casi di mortalità sono per fortuna davvero rari. Io non credo poi che sui calciatori in particolare possa pesare lo stress per un eccessivo impegno. Dal punto di vista del fisico, la 'macchina' di un giocatore di calcio è sollecitata meno rispetto ad altri sport. Lo stress emotivo si paga di più e può pesare, ma certo non tanto da portare a esiti fatali".

ALTRI SPORT PIU' FATICOSI - Del Monte, che ha lavorato con Moser e con tanti altri campioni, ricorda che in altri sport, l'impegno in allenamento e anche in gara o in partita è molto maggiore: dal fondo alla maratona, dal ciclismo al rugby, l'atleta deve raggiungere livelli di resistenza molto elevati rispetto al calcio. Ciò richiede molto più lavoro in sede di preparazione e un grande dispendio energetico durante la prestazione agonistica. Nel calcio, di media il recupero dopo una partita si ha in circa tre giorni, mentre per il rugby, ad esempio, ci vuole almeno un settimana. Per i maratoneti, la pausa tra una gara e l'altra dura anche mesi. I ciclisti, che nelle grandi corse a tappe sono impegnati quotidianamente per settimane, devono sviluppare una grande resistenza aerobica, ma devono anche essere pronti a sforzi improvvisi, come gli scatti in salita o le volate, tutte cose che richiedono un costante e pesante allenamento.

DEFIBRILLATORE - Il professore, infine, invita a non fare un "totem" del defibrillatore. "Dall'altro ieri non si fa che parlarne: il defibrillatore è importante, ma bisogna sapere come e specie in che casi impiegarlo perché non sia controproducente. Non è un idrante, che anche uno che non è pompiere può capire quando va usato. Avere centinaia di apparecchi su tutti in campi e gli impianti sportivi può andare bene, ma non è detto che serva, conclude Dal Monte.
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