«Non replico alle accuse gratuite: sarebbe tempo sottratto al lavoro». Massimo Zedda è nello studio al terzo piano del Municipio, la finestra spalancata su traghetti e petroliere che incrociano nel golfo degli Angeli. Dice che nessun assessore uscente sarà in lista: «Non è detto che sia un male: dimostrano di aver lavorato per la città senza voler utilizzare il ruolo per tornaconto elettorale».

Farà una lista personale?

«Non l'ho fatta nel 2011, perché cambiare idea? Ho chiesto ad alcune persone di candidarsi nelle liste civiche che mi sostengono».

Gli oppositori la chiamano "sindaco dei marciapiedi e delle piste ciclabili".

«Dopo cinque anni il problema è che ho messo a posto troppe strade, marciapiedi, sottoservizi, il Poetto, i quartieri storici, via Peschiera? L'accusa di aver aperto molti cantieri mi sembra deboluccia, forse è una colpa anche aver fatto lavorare soprattutto le imprese sarde. Adesso raccogliamo i primi frutti col risalto mondiale che avrà la città domani grazie alla coppa del mondo di Triathlon. L'Unione europea ci ha già premiato come città sostenibile, Barcellona si è classificata alle nostre spalle».

Dicono che lei, iscritto a Sel e ricandidato sindaco, sia in procinto di traslocare nel Pd.

«Falso».

Soru, suo grande sostenitore, doveva lasciare la segreteria Pd prima della condanna a tre anni?

«Si è dimesso subito, gli va riconosciuto il merito. Mi dispiace, spero che in Appello possa ribaltare la sentenza».

I rapporti con Pigliaru?

«Buoni, con una difficoltà nata dalla situazione economica che il presidente della Regione ha ereditato. Sono preoccupato per la sanità: i cittadini hanno bisogno di un sistema diffuso, tutti i presidi della città vanno tutelati».

L'attuale ospedale Marino diventerà un albergo?

«La soluzione che immaginavi l'altro ieri oggi può essere passato remoto, la politica deve sempre guardare avanti. Nell'ottica delle Olimpiadi e dei mondiali di vela, per esempio, disporre di un ospedale sul mare è un grande vantaggio».

Favorevole a nuovi hotel?

«Sì. Penso all'ex ospedale Marino, alle vecchie caserme di Calamosca».

Bisogna battersi per far restare Ryanair?

«Dobbiamo farci conoscere, stiamo promuovendo la città all'estero. Ryanair può aiutarci, lo stesso può fare Alitalia. Ho chiesto a Montezemolo - presidente del comitato olimpico Roma 2024 e di Alitalia - una maggior attenzione verso Cagliari e mi ha garantito la disponibilità. I collegamenti sono vitali per un'isola, il governo ha appena stanziato novanta milioni in tre anni per la continuità territoriale aerea».

Stadio provvisorio messo in piedi nei parcheggi del Sant'Elia?

«Stiamo valutando l'ipotesi».

Il vicepresidente forzista del Consiglio regionale è in cella, l'ex sindaco di Buddusò ha giurato in Regione appena uscito dal carcere, decine di consiglieri sono a processo per peculato, il segretario del Pd condannato per evasione fiscale: il sistema politico è marcio?

«Non penso. C'è un problema, questo sì. Ma conosco molti amministratori che subiscono attentati e vanno avanti con impegno. Sostenere che sono tutti delinquenti danneggia gli onesti, è una generalizzazione pericolosa».

È vero che non smania dalla voglia di avere Renzi al fianco per la campagna elettorale?

«Stiamo per firmare il patto per Cagliari: 168 milioni aggiuntivi per la città metropolitana, altri 40 di piano operativo metropolitano, 15 per Is Mirrionis all'interno del piano operativo regionale, più gli investimenti dell'Enel sulla banda ultralarga. Perché non dovrei volere il presidente del Consiglio che viene con tutti questi soldi a garantire lo sviluppo locale?»

Dopo vent'anni di centrodestra, ha vinto lei col centrosinistra: esistono ancora poteri forti?

«Certo che ci sono. Ma c'è un modo per non correre rischi. Quando una richiesta non è accoglibile basta rispondere no, che venga da poteri forti, deboli o brutti».

Lei e Massidda siete amici?

«Lo conosco perché è stato per vent'anni un parlamentare di Forza Italia. Con lui ho rapporti cortesi, come li ho con tutti, ma un amico non si candida contro di te».

I nomi dei nuovi assessori?

«Prima bisogna vincere».

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