Dentro le bottiglie non c'è solo vino, ma una scommessa vinta già ventitré anni fa.

Quando l'azienda Cantine Meloni di Selargius, prima in Italia, ha riconvertito la sua produzione puntando solo sul biologico.

Senza usare diavolerie chimiche e diserbanti ha scelto la qualità e accettato di sopportare un maggior costo del 25%.

Il mercato l'ha premiato: nell'ultimo anno il fatturato è cresciuto in doppia cifra con un incremento del 12%.

E i duecento ettari di vigne tra Decimomannu, Senorbí, Quartu e Selargius producono ogni anno un milione e mezzo di litri di vino.

Ottenuto non solo da uve biologiche ma con un processo che prosegue anche in cantina con lieviti super selezionati, farine vegetali per le operazioni di filtraggio e la metà dei solfiti consentiti dal disciplinare delle produzioni bio.

Se l'Italia è invasa dai pomodori cinesi come sostiene polemicamente la Coldiretti, la Sardegna e le Cantine Meloni danno lezioni di qualità con un occhio al portafoglio: il 20% della produzione di vino biologico è destinata al mercato nazionale e una quantità identica raggiunge Europa, Canada, Giappone e Stati Uniti con un fatturato generato dal l'export superiore al mezzo milione di euro.
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