La Grexit fa tremare l'Europa. Le Borse crollano (Milano ha chiuso a -5%) e la paura si diffonde anche a Wall Street. In serata migliaia di persone sono scese in piazza ad Atene per protestare davanti al Parlamento greco.

E mentre Angela Merkel avverte che "se fallisce l'euro fallisce l'Europa", il premier greco Tsipras si presenta nuovamente in tv e attacca: "La grande folla radunata a Syntagma ci dà la forza...con calma e compostezza affronteremo minacce e ricatti. Non vogliono cacciare la Grecia dalla Ue, volevano cacciare questo governo e cacciare via la speranza».

E in vista del referendum di domenica 5 luglio, annuncia: «maggiore sarà la percentuale del “no” maggiori saranno le armi del governo greco per rilanciare i negoziati». Ribadisce che «la gente ha il diritto di scegliere il proprio futuro» e dice: «Il popolo farà sentire la sua opinione sulle note questioni: la loro voce sarà ascoltata». Usa clava, fioretto e ironia. «La proposta di Juncker? Uguale a quella avanzata dal Fmi».

Alle critiche mosse dal governo greco nei confronti della Commissione europea risponde il presidente Jean Claude Juncker: "Mi sento tradito, ho fatto il possibile. Non merito tutte queste critiche".

Sulla temuta Grexit, Juncker ha poi aggiunto: "Per me l'uscita della Grecia dall'Eurozona non è mai stata un'opzione. Non ho mai voluto vedere Platone giocare in seconda divisione".

E mentre il governo ellenico annuncia che le banche resteranno chiuse tutta la settimana e che i prelievi ai bancomat avranno un limite di 60 euro al giorno, nei mercati internazionali è scattato il panico.

Questa mattina, all'apertura della Borsa di Milano è stato registrato uno spread di 197 punti che, tuttavia, dopo la fiammata iniziale è sceso a quota 153.

Non è la solita Atene, e non è solo suggestione. In questo straordinario lunedì con le banche chiuse molti visi sono davvero tesi e preoccupati, così come le conversazioni che si ascoltano al bar o al cellulare.

In un'atmosfera che niente ha a che vedere con l'allegra confusione di una normale estate ellenica. Da una manciata di ore i greci si trovano infatti in una terra sconosciuta, con le banche chiuse per una settimana, un limite stringente di 60 euro ai prelievi da domani, e soprattutto l'incertezza su cosa accadrà lunedì prossimo, dopo il referendum convocato dal governo di Alexis Tsipras.

Se nelle primissime ore dopo l'annuncio della rottura delle trattative con i creditori e l'annuncio del voto referendario aveva nettamente prevalso l'orgoglio nazionale, la sensazione di aver sbattuto la porta in faccia a chi aveva solo in mente, nelle parole del premier, di "umiliare" il popolo greco, oggi è il giorno del timore, dei dubbi.

La chiusura degli istituti di credito ha messo fine - ma solo per oggi - alle file davanti ai bancomat che avevano segnato visivamente gli ultimi giorni, ma ha fatto balenare davanti agli occhi dei cittadini scenari ciprioti (nell'isola in crisi nel marzo 2013 furono chiuse le banche e le perdite per i risparmiatori furono ingenti) fino ad oggi ritenuti a dir poco improbabili.

E forse un assaggio di quello che il famigerato 'default' potrebbe significare. Tra gennaio e maggio i depositi bancari dei greci, che si sono affrettati a tirar via il contante, sono diminuiti di 30 miliardi.

E negli ultimissimi giorni l'emorragia era diventata insostenibile. Giovedì qualche banca riaprirà per permettere a chi non ha bancomat o carte - vedi i pensionati - di ritirare contante. Da qualche parte insulare della Grecia arrivano notizie di carburante che scarseggia (nonostante un comunicato odierno del ministero del Turismo che diceva il contrario e confermava che non ci sono limiti di prelievo per i bancomat stranieri) e di qualche bancomat presidiato dalla polizia.

E per dare una mano a chi proprio non ce la fa, per tutta la settimana, i mezzi pubblici di Atene saranno gratuiti. Domani, la Grecia non sarà in grado di pagare la rata del debito con il Fmi di 1,6 miliardi di euro, ma questo primo, vero passo verso il tracollo finanziario è paradossalmente passato in secondo piano, dopo la convocazione del referendum, che sembra aver aumentato le incertezze, invece che fare chiarezza.

In piazza Syntagma si sono radunati a migliaia i sostenitori del No convocati da Syriza, il partito del premier. Una manifestazione pacifica, quasi stranamente silenziosa, con qualche coro di 'No, no, nò. Ma anche tra gli slogan e gli striscioni molti non sanno cosa aspettarsi.
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