Il 48% dei fallimenti ha riguardato imprese medio piccole (fra due e nove addetti), il 30% imprese con un solo addetto. Ma è alta anche la percentuale di mortalità delle imprese con più di nove addetti. La percentuale di fallimenti raddoppia nel settore delle costruzioni: 1,4% contro lo 0,7%. E' l'analisi fatta dal Centro studi dalla Cna Sardegna che chiede alla politica una "terapia d'urto che rompa la stagnazione in corso". Secondo il registro delle imprese delle Camere di commercio, dal quale risulta il complesso dei fallimenti, liquidazione coatta, concordato o amministrazione controllata, dal 2008 al maggio 2014 sono stati accertati nella regione oltre 1.200 fallimenti. In sostanza in Sardegna ogni mese sono fallite 1,1 imprese ogni 10 mila attive iscritte ai registri camerali nel 2008 (da cui sono esclusi liberi professionisti e imprese della pubblica amministrazione). Dai 77 fallimenti del 2008 e dai 107 del 2009 si è passati alle 251 del 2012 sino alle 262 del 2013. "Stando ai dati relativi ai primi cinque mesi dell'anno alla fine del 2014 le imprese in fallimento potrebbero essere ancora in aumento - hanno spiegato Pierpaolo Piras e Francesco Porcu rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna -. La situazione appare più grave per le imprese del settore edile, ancora nel pieno di una delle più importanti crisi della sua storia recente. Dal 2006 il settore ha iniziato a perdere investimenti e non ha smesso di farlo sino al 2013. A fine 2013 il mercato ha perso circa il 40%, raggiungendo così il livello minimo degli anni 2000, e le prospettive per il 2014 non vanno oltre la stagnazione".
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