Il pm Francesco Cardona Albini ha fatto ieri il quadro del ''massacro'' che la polizia avrebbe fatto sui no global nella scuola Diaz, durante il G8 del 2001.

Nel processo sono imputati 29 poliziotti tra alti dirigenti, funzionari e capisquadra e 98 sono le parti lese. Le accuse sono a vario titolo violenza privata, lesioni gravi, abuso d'ufficio falso, calunnia, porto abusivo di armi da guerra. Al "massacro" - secondo il pm - assistevano indifferenti, come hanno evidenziato testimonianze e filmati, dirigenti e funzionari di polizia in borghese che stavano a guardare o giravano la testa dall'altra parte. "Il primo poliziotto ad entrare nella scuola - ha ricostruito il pm - è stato un agente del I Reparto Mobile di Roma, ai comandi di Vincenzo Canterini, seguito da altri colleghi anche in borghese". "Dentro la palestra - ha proseguito - c'erano cittadini turchi, statunitensi e 11 spagnoli, dentro ai sacchi a pelo per dormire. Alla vista dei poliziotti si misero in ginocchio invocando la non violenza. Come risposta sono stati colpiti con sedie e mobilia e poi presi a manganellate".

"In pochi minuti - ha sottolineato il pm - la scena si trasformò in un feroce pestaggio da parte dei poliziotti travisati da caschi e da bandane". Anche il pentimento tardivo di Michelangelo Fournier, vice di Canterini, che in una dichiarazione spontanea definì l'irruzione una "macelleria messicana" non ha convinto il pm. "Se Fournier - si è chiesto il pm - è stato con i suoi uomini tra i primi ad entrare come si conciliano le gravi lesioni subite dagli occupanti?. Anche in questa occasione - ha detto - Fournier non ha voluto coinvolgere il proprio reparto e se stesso, parlando solo di altri colleghi che avrebbero picchiato a sangue i no global".

Solo ad un certo punto Fournier, secondo alcune dichiarazioni rese dai testi, gridò "Basta, basta". Il pm ha smantellato la tesi della presunta resistenza opposta dai no global: con dichiarazioni di testi e filmati è stato smentito il lancio di bottiglie e oggetti vari che sarebbe avvenuto prima e dopo l'irruzione. "Il bilancio di 79 feriti nella scuola, di altri fuori dell'edificio, il 'martirio' di Mark Covell (il giornalista free lance inglese massacrato di botte) e soprattutto il terrore degli occupanti, molti dei quali non poterono trattenere i loro sfinteri, non sembra congruo - ha detto il pm - neppure se ci fosse stata resistenza". "Non c'è stato da parte della polizia alcun 'assalto al castello' asserragliato da occupanti - ha aggiunto - ma solo un' irruzione a freddo, decisa a tavolino". Cardona Albini ha anche confutato le dichiarazioni rese il 3 agosto 2001 dal prefetto Arnaldo La Barbera (morto durante le indagini preliminari),a sua volta indagato, il quale sostenne di essersi messo il casco per ripararsi dal lancio di pietre e oggetti gettati dalle finestre della scuola. "Da filmati in nostro possesso si vede La Barbera davanti alla scuola senza casco e nessun lancio di oggetti". Davanti alla scuola erano inoltre presenti Francesco Gratteri e Giovanni Luperi, all'epoca rispettivamente direttore dello Sco e vice direttore dell' Ucigos, a loro volta imputati nel processo, oggi ai vertici dell' Antiterrorismo e dei servizi segreti. Il pm ha ribadito, come già detto ieri dal collega Enrico Zucca,  di aver trovato molta difficoltà in queste indagini, se non dei veri e propri "ostacoli" a causa dell'omertà degli imputati e della polizia che non ha reso noto neppure i nomi di chi partecipò all'irruzione.
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