È passato alla storia come il leader politico che ha contribuito a sconfiggere il nazismo durante la seconda guerra mondiale, ma pochi sanno che una delle passioni di Winston Churchill, ex primo ministro inglese, era la scienza. E, in particolare, gli alieni.

In un articolo scritto nel 1939 - poco prima dello scoppio del conflitto - e mai pubblicato, lo statista ragionava sulla possibilità che esistessero altre forme di vita nella galassia.

Un testo di undici pagine - intitolato "Are We Alone in Space?" (Siamo soli nello spazio?) - che è rimasto sepolto per anni negli archivi del National Churchill Museum, negli Stati Uniti. Lo ha ritrovato nel 2016 Mario Livio, un divulgatore scientifico israeliano, che lo ha analizzato e studiato per un anno per poi scriverne un saggio sulla rivista "Nature".

Churchill credeva nel principio copernicano, spiega Livio: "L'idea che, data la vastità dell'universo, è difficile credere che gli esseri umani sulla Terra siano qualcosa di unico".

Nel sistema solare, secondo l'ex premier, potevano essere Marte e Venere i pianeti abitati. Troppo freddi quelli più esterni, troppo rarefatta l'aria sulla luna e sugli altri asteroidi. "Un ragionamento", racconta Livio, "che rispecchia molti argomenti moderni in astrobiologia".
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