Regole chiare e certe per l'edilizia e l'urbanistica nella riforma del settore appena varata dalla Regione con il nuovo disegno di legge. Ed una serie di richieste: ampliamento degli incrementi di volume previsti dal vecchio piano casa, soprattutto per consentire l'ampliamento dell'offerta turistica anche entro il limite dei trecento metri dalla cosa. Poi aumenti volumetrici anche in zona A (centro storico), necessità di una più dettagliata disciplina sul riuso dei sottotetti, ulteriore semplificazione delle procedure burocratiche per la ristrutturazione del patrimonio edilizio e dei cambi di destinazione d'uso degli immobili. Sono le proposte presentate alla Regione da una task force delle costruzioni composta da Ance, Cna, Confartigianato, Aniem e Legacoop supportata da Filca Cisl, Feneal Uil e Filea Cgil. la Cgil, in serata, ha però marcato la distanza con le associazioni dei costruttori che questa mattina hanno presentato un documento sostenendo di averlo condiviso con la federazione degli edili.

La grande alleanza chiede inoltre il superamento dei vincoli del Piano paesaggistico regionale attraverso il mantenimento dello strumento della pianificazione territoriale strategica. Il presidente regionale dell'Ance Maurizio De Pascale, presentando questa mattina il documento, ha evidenziato gli aspetti e gli intenti positivi del provvedimento. Sottolineando però anche ciò che si dovrebbe fare per consentire al settore di decollare.

"Siamo a un crinale - ha detto - da un lato c'è il baratro, dall'altro una timida visione di ripresa. Ma abbiamo una certezza, non vi sarà ripresa se non ripartono le costruzioni". I rappresentanti delle organizzazioni hanno evidenziato come alcuni aspetti del disegno di legge della giunta siano stati superati dai provvedimenti nazionali come il Decreto del fare e lo Sblocca Italia. "Non chiediamo tout court una proroga del Piano casa - ha detto De Pascale - ma chiediamo che sia assicurata continuità di azione amministrativa". No al consumo del suolo, ha ribadito De Pascale: "Anche perché non c'è domanda, ma attenzione a non limitarci alla mera conservazione: molti edifici, soprattutto quelli realizzati nel dopoguerra, non hanno più di 60/70 anni di vita".
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