L'avvocato Corrado Altea risponde alle domande del giudice per le indagini preliminari Giorgio Altieri e del pubblico ministero Gilberto Ganassi

Il 13 giugno, a Buoncammino, racconta: "L'ultima volta che vidi Graziano Mesina, mi pare fosse la quarta, era terribilmente trafelato. Lo ricordo come fosse oggi: era fine estate del 2009, il 14 agosto. Venne ai Pini, l'ultimo lido del Poetto. Ci mettemmo in un tavolo, bevemmo una birra, mangiammo qualcosa. Mia moglie era terrorizzata, perché Mesina se lo guardate negli occhi quando è inferocito sembra una tigre. Sembra abbia gli occhi anche dietro. Mi disse che aveva questioni con Gigino. Lo voleva uccidere subito".

Gip e pm gli chiedono dei rapporti con Gigino Milia, Leone Bruzzaniti, Antonello Mascia, Guido Brignone, Christian Mancosu e gli altri (presunti) affiliati orgolesi, cagliaritani, albanesi e calabresi della banda di trafficanti che, in Sardegna, aveva al vertice l'ex primula rossa. Secondo le accuse, Altea aveva un ruolo importante nel gruppo capeggiato dall'ex ergastolano.

Ancora, su Mesina dice: "Lo conoscevo di fama". Il primo incontro è del 2008: "Avevo fatto un processo a Tempio o Sassari e al rientro, sulla Carlo Felice, mi chiamò Gigino. Vieni a pranzo che sono con un amico , mi propose. Era a Zeddiani, lo trovai appartato con questa persona che riconobbi subito. Mi disse che Gigino gli aveva parlato bene di me e che aveva avuto in carcere contatti con alcuni miei clienti che avevano fatto altrettanto, così mi chiese: se malauguratamente ho bisogno, tocchiamo ferro, posso rivolgermi a lei? Io accettai, ritenevo prestigiosa la sua difesa". Poi vi fu l'episodio del Poetto a Cagliari, quello della tigre inferocita.

L'articolo completo di Andrea Manunza su L'Unione Sarda oggi in edicola.
© Riproduzione riservata