La Turchia si prepara ad annunciare misure di emergenza dopo il fallito golpe del 15 luglio.

Il Consiglio di sicurezza nazionale, presieduto dal presidente turco Recep Tayyp Erdogan, si è riunito oggi pomeriggio per oltre cinque ore.

"I membri del Consiglio nazionale turco di sicurezza hanno deciso di raccomandare al governo che uno stato d'emergenza sia dichiarato ai sensi dell'articolo 120 della Costituzione, per affrontare in modo tempestivo tutti gli elementi dell'organizzazione terroristica", ha spiegato Erdogan, aggiungendo che "il Consiglio dei ministri ha deciso di seguire la raccomandazione e di approvare lo stato d'emergenza per una durata di tre mesi".

In un'intervista alla tv satellitare al-Jazeera Erdogan ha detto che

il tentativo di golpe del 15 luglio è stato messo in atto da una "minoranza" all'interno delle Forze armate turche.

Aggiungendo che "l'organizzazione terroristica (la rete legata al predicatore Fethullah Gulen, ndr) voleva che una minoranza controllasse la maggioranza".

Ed ha aggiunto. "Mio cognato mi ha informato all'inizio del tentativo di golpe, ma non ho preso subito sul serio la notizia. Poi sono arrivate le conferme dell'intelligence".

"Quindi sono state prese misure per lasciare in modo sicuro l'hotel

(di Marmara, ndr) per andare a Istanbul, dove ovviamente abbiamo

incontrato alcune difficoltà", ha aggiunto Erdogan, spiegando che le

difficoltà sono state superate "rapidamente".

L'intervista al presidente turco che la tv satellitare al-Jazeera stava trasmettendo in diretta da Ankara è stata interrotta bruscamente pochi minuti dopo il suo inizio.

Quando poi è ripresa Erdogan ha tra l'altro affermato: "Nessuno può darci lezioni" in tema di diritti umani".

Rispondendo a una domanda sulle critiche rivoltegli da alcuni paesi

occidentali tra i quali la Francia, Erdogan ha ricordato le misure

straordinarie adottate da Parigi dopo gli attentati terroristici

subiti dal paese, tra cui gli arresti e la proclamazione dello stato

d'emergenza.

Il presidente ha parlato di quasi 11mila arresti, precisamente 10.937, in relazione al fallito golpe del 15 luglio.

Sono diventati intanto ormai 50 mila gli epurati dopo il tentato golpe.

Le autorità giudiziarie turche hanno disposto la detenzione in carcere di 113 giudici e procuratori, tra i quali due giudici della Corte Costituzionale, per presunti legami con la rete di Fethullah Gulen, il predicatore accusato di essere la mente del fallito golpe del 15 luglio. Lo riferisce il quotidiano filo-governativo Sabah, aggiungendo che è stata confermata la misura del carcere anche per Ali Yazici, aiutante di campo del presidente

Recep Tayyip Erdogan, arrestato due giorni fa.

(Rzz/AdnKronos)
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