Tra i beni messi all'asta, con prezzo base di 258 mila euro, assieme alle apparecchiature di laboratorio e la banca dati della ricerca genetica, ci sono anche tutti i campioni biologici e "tutte le dichiarazioni cartacee di consenso e autorizzazione rese dai donatori".

Il bando d'asta di Shardna, la società finita nel 2012 nel pozzo nero del fallimento del San Raffaele, mette in vendita le provette di sangue, siero e Dna di 15 mila ogliastrini, più le carte con il consenso sottoscritto dai donatori.

È per questo che dal Parco Genos, il consorzio che a Perdasdefogu cura i laboratori dove vengono conservate le provette, hanno incaricato un legale per fare chiarezza. "Non vogliamo mettere in discussione il patrimonio di Shardna - dice il presidente Pier Giorgio Lorrai - ma capire esattamente che cosa è loro e che cosa è nostro".
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