"Francesco Schettino va assolto; non ha soldi, non ha i potenti mezzi di cui dispone l'accusa"; inoltre "non ha abbandonato la nave".

A presentare la richiesta di assoluzione è stato, questa mattina nell'aula del tribunale d'appello di Firenze, Saverio Senese, uno degli avvocati dell'ex comandante della Costa Concordia, naufragata all'isola del Giglio nel gennaio 2012.

"È stata consumata una grave ingiustizia" nei confronti di Schettino, ha aggiunto il legale, secondo il quale nei confronti del suo assistito, condannato in primo grado a 16 anni di carcere, c'è stato "un accanimento che non si spiega".

"Noi insistiamo a dire che le prove non ci sono e quelle che esistono sono state lette nella maniera sbagliata", ha aggiunto Senese, puntando il dito contro "la fallacia della tesi accusatoria" della Procura di Grosseto, fatta propria dai giudici di primo grado.

E la Costa? Per il legale alla compagnia "tutto sommato fa piacere che tutte le colpe vengano addebitate a Schettino. A Costa può convenire che paghi solo lui, vittima di un accanimento unico".

Sempre secondo Senese: "Il presunto abbandono della nave da parte di Francesco Schettino è stato additato in tutto il mondo come l'esempio della peggiore napoletanità o italianità se volete. Occorre ridare l'onore a Schettino, perché lui non abbandonò la nave, ma fece tutto quello che poteva e che andava fatto".

Questa è la seconda udienza, dopo quella di ieri, in cui a parlare è il collegio difensivo dell'ex comandante.
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