"Manuel è sempre stato un ragazzo modello, un ragazzo molto buono, con un quoziente intellettivo superiore alla norma".

A parlare è il padre di uno degli assassini del 23enne Luca Varani, ucciso venerdì notte a coltellate e colpi di martello in un appartamento di Roma, nel quartiere Collatino, durante un festino a base di coca e alcol che andava avanti da almeno due giorni.

Una morte lenta e crudele, voluta e cercata dai due amici-aguzzini - rei confessi e accusati di omicidio premeditato - il 30enne Marco Prato, e Manuel Foffo, 29 anni.

Che ieri in una confessione choc ha detto di non sapere perché avessero compiuto quell'orrore. "Eravamo in pieno delirio e volevamo vedere che effetto faceva uccidere".

IL RACCONTO DEL PADRE - Il padre di Manuel, Walter Foffo, titolare di una delle più grandi agenzie di pratiche auto della Capitale e di un noto ristorante, è stato il primo a raccogliere la confidenza del figlio, sabato mattina, il giorno dopo l'omicidio, durante il funerale dello zio.

"Era in macchina con me - ha raccontato a "Porta a porta" - lo vedevo strano. Gli chiedevo perché non mi avesse risposto il giorno prima. Mi ha detto: ero sotto effetto di cocaina. Abbiamo ammazzato una persona".

"MIO FIGLIO PAGHERA'" - E al Corriere ha aggiunto: "Mio figlio pagherà. Voglio credere che sia stata la droga a mandarlo fuori di testa, altrimenti cosa dovrei pensare, di aver generato un mostro?"

"MARCO PRATO? MAI STATO UN VIOLENTO" - Dell'altro protagonista della vicenda, invece, ha parlato la showgirl Flavia Vento: con Marco Prato, pr e organizzatore di eventi a Roma, ha avuto una breve relazione un paio d'anni fa. "Sono sotto choc - ha detto - se ha fatto quello che ha fatto la nostra amicizia finisce qui. Non è pazzo e non è mai stato un violento e non ha mai sniffato cocaina in mia presenza".

IL FESTINO E IL DELITTO - Intanto emergono altri particolari della tragica storia, raccontati dallo stesso Manuel Foffo: quella sera, venerdì 4 marzo, strafatti di coca e alcol, dopo aver portato a termine il loro piano si sono addormentati nella stanza degli orrori, con a fianco il cadavere martoriato di Varani. Che, sempre secondo Foffo, era "un ragazzo che si prostituiva", invitato al loro festino con l'offerta di 120 euro.

Per giorni, almeno dal mercoledì precedente, i due amici non mangiano né dormono, ma si chiudono in casa "ad assumere di tutto" e chiamano lo spacciatore più volte per rifornirsi di cocaina, fino a spendere 1.500 euro in droga.

Solo al loro risveglio, però, si rendono conto di ciò che hanno fatto.

Così cercano di disfarsi del corpo e cancellare le prove, o almeno questa è l'idea che viene loro in mente. Addirittura, sospettano gli investigatori, avrebbero voluto farlo a pezzi.

Invece escono di casa, lasciando il cadavere sul letto, sgozzato e con un coltello conficcato nel petto.

Prato poi si rifugia in un albergo, dove tenta di togliersi la vita con un mix di alcol e barbiturici.

"LUCA HA SOFFERTO MOLTO" - Durante le sevizie, con ogni probabilità Varani non ha urlato né chiesto aiuto a causa delle lesioni alla gola e alle corde vocali provocati dai tagli inferti dai due.

"Luca ha sofferto molto, lo abbiamo davvero torturato", ha detto ancora Foffo. E, secondo quanto ha raccontato, sarebbe stato Prato a infliggere a Varani la definitiva coltellata al cuore.

Manuel Foffo e Marco Prato saranno sottoposti domani a interrogatorio di garanzia, per la convalida dell'arresto.

ALTRI DUE RAGAZZI IN QUELLA CASA - Prima dell'omicidio di Luca Varani, altri due uomini sono entrati nell'appartamento di Foffo e forse hanno partecipato al festino di droga e alcol. "Ricordo che è venuto anche un mio amico di nome Alex che avevo conosciuto mesi fa in una pizzeria sulla Tiburtina", ha detto agli inquirenti. "Venne anche un certo Giacomo, altro mio amico. Quando quest'ultimo è arrivato eravamo sotto cocaina ma mantenevamo la lucidità. Invece quando è venuto Luca, sia io sia Marco eravamo provati dalla droga e qundi non più lucidi".

"FARE DEL MALE A QUALCUNO" - Durante un interrogatorio durato 5 ore, Manuel Foffo agli inquirenti ha raccontato anche di come, in passato, aveva già avuto "l'intenzione di fare del male a qualcuno. Non so come questa idea maturava tra me e me - ha detto - ma non ho mai pensato che potesse concretizzarsi, non mi ritengo capace di aver fatto quello che ho fatto".

"CHIEDEREMO UNA PERIZIA PSICHIATRICA" - A questo punto, la difesa del 30enne pensa a giocare la carta della perizia psichiatrica: "Se ha assunto quantitativi di cocaina di quel livello e hanno bevuto superalcolici per due giorni ininterrottamente si capisce che gli effetti sono devastanti. Per cui dovremmo, anche per dovere difensivo, valutare se in quel momento erano in grado di intendere e di volere.

Chiederemo quindi una perizia psichiatrica: se dovesse dimostrare che avevano degli sprazzi e di momenti di lucidità nei quali potevano rendersi conto di quello che facevano, l'ipotesi della premeditazione e dell'omicidio volontario c'è tutta".
© Riproduzione riservata