Il rientro della salma di Fausto Piano nella sua Capoterra non è cosa facile.

Il "Corriere della sera" rivela che fonti vicine alle autorità locali hanno parlato di complicazioni nelle trattative per riportare a casa i corpi del tecnico sardo e di Salvatore Failla, uccisi mercoledì a Sabratha, e rilasciare Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, i due tecnici della Bonatti liberati con un blitz ieri mattina in Libia.

Il capo del Consiglio militare di Sabrata Altaher Algrabli - citato da Repubblica.it - ha spiegato invece che i corpi di Piano e Failla arriveranno oggi a Tripoli dove saranno "terminate le autopsie e le altre procedure".

Quindi impossibile stabilire tempi certi.

LA RABBIA DELLA MOGLIE DI FAILLA - Un colpo di scena che ha scatenato la rabbia della moglie di Failla (la famiglia di Piano ha invece scelto di trincerarsi dietro un polemico silenzio) che attraverso il suo legale, l'avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, ha usato parole molto dure. "Lo Stato italiano ha fallito, la liberazione degli altri due tecnici della Bonatti è stata pagata con il sangue di mio marito e di Fausto Piano", ha detto.

"Se lo Stato non è stato capace di portarmelo vivo - ha poi aggiunto -, almeno adesso non lo faccia toccare in Libia, non voglio che l'autopsia venga fatta lì. Stanno trattando Salvatore come carne da macello. Nessuno, fra coloro che stanno esultando per la liberazione degli altri - conclude la donna -, ha avuto il coraggio di telefonarmi. Voglio che il corpo rientri integro e che l'autopsia venga fatta in Italia".

GLI OSTAGGI LIBERATI - Sembra invece slittato a domani il rientro in Italia di Pollicardo e Calcagno, dopo l'annuncio del presidente del Consiglio Matteo Renzi che aveva parlato di un loro imminente arrivo a Roma.

A Tripoli sarebbe pronto un aereo del governo per trasferirli, ma pare che i capi politici e militari di Sabrata vogliano prima che una “delegazione ufficiale” italiana e del governo di Tripoli vada da loro a riceverli in consegna. Un ostacolo non previsto che dovrebbe far slittare il ritorno dei due ex ostaggi, liberi ormai da 48 ore.

I TANTI MISTERI - Sulla vicenda troppe domande attendono una risposta.

A tre giorni dalla notizia della morte di Fausto Piano, il tecnico di Capoterra ammazzato in Libia, resta fittissimo il mistero su quanto accaduto a Sabratha.

Una versione ufficiale ancora non c'è: da giorni si rincorrono le ipotesi sulla possibilità che Fausto Piano e Salvatore Failla siano stati uccisi durante un blitz delle milizie fedeli al Governo di Tripoli che volevano liberarli. Ma anche qui non è chiaro se i due tecnici della Bonatti siano stati ammazzati da fuoco amico o se i loro aguzzini abbiano scelto di usarli come scudi umani o, ancora, li abbiano giustiziati.

Le prime risposte potrebbero arrivare già in giornata con i primi esami che dovrebbero essere eseguiti sui cadaveri dei due italiani a Tripoli, in attesa dell'autopsia che verrà effettuata all'Istituto Gemelli come disposto dalla Procura di Roma.

Non solo, Gino Pollicardo e Filippo Calcagno - i due colleghi di Fausto Piano liberati ieri mattina - potrebbero fornire informazioni preziose.

Impossibile finora chiarire perché i quattro italiani siano stati separati: prima di raggiungere l'Italia i tecnici della società di Parma hanno dovuto rispondere alle domande della polizia libica.

E proprio sulle responsabilità della Bonatti si concentra l'attenzione della famiglia di Salvatore Failla.

L'avvocato Francesco Caroleo Grimaldi oltre ad annunciare la nomina di un consulente tecnico che possa seguire le perizie in fase di indagine, ha dichiarato. "È necessario accertare eventuali responsabilità della società Bonatti sulla mancata sicurezza dei dipendenti".

In base a quanto riferito dal legale, infatti, i quattro tecnici hanno dovuto compiere il trasferimento da Tunisi al compound nel quale avrebbero dovuto lavorare senza alcuna scorta armata o altro tipo di protezione.

I FAMILIARI DI PIANO - I dubbi sollevati dalla famiglia di Salvatore Failla non possono che riguardare anche il caso del tecnico di Capoterra: i familiari vogliono giustizia. Il loro silenzio è stato rotto solo per chiedere di conoscere le ragioni per le quali Fausto Piano dovrà tornare a casa chiuso in una bara.

Intanto il premier Matteo Renzi ha chiarito che qualunque intervento militare in Libia dovrà essere sottoposto al vaglio del Parlamento.
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