Omicidio Regeni: "Giulio collaborava con un'agenzia di intelligence". I genitori: "Non era nei servizi segreti"
Le indagini sulla morte di Giulio Regeni assumono sempre più i connotati della spy-story.
Una storia di spionaggio che, purtroppo, finzione non è.
In base alle ultime indiscrezioni, gli inquirenti sarebbero tornati a battere con forza la pista delle ricerche che il giovane studente di Cambridge stava effettuando al Cairo sulla situazione dei sindacati e dei lavoratori egiziani dopo la Primavera araba, l'ascesa dei Fratelli musulmani e il colpo di Stato militare che, nel 2013, ha portato al potere l'attuale presidente Abdel Fattah Al-Sisi.
Ricerche che, avrebbe scritto Giulio in una mail inviata a gennaio alla professoressa Maha Abdelrahman, relatrice della tesi che avrebbe dovuto discutere a marzo a Cambridge, facevano emergere "un malcontento molto diffuso tra i lavoratori".
Sempre in base a quanto trapelato, stralci di tali ricerche potrebbero essere finite anche in alcuni report della Oxford Analytica, agenzia specializzata nella redazione di "analisi" politiche, economiche e finanziarie per conto di società private, enti pubblici e anche governi, con la quale Regeni collaborava. Raccogliendo dati e stilando articoli che nulla però avrebbero avuto a che fare con attività di intelligence.
Come hanno ribadito con forza oggi i suoi genitori, infatti: "Giulio non aveva nulla a che fare con i servizi segreti".
Di qui la domanda cruciale: gli studi accademici di Giulio possono essere stati scambiati da qualcuno per spionaggio?
E, se sì, a chi hanno dato fastidio, al punto da decidere di toglierlo di mezzo in maniera tanto brutale? Alle autorità egiziane, che continuano a negare ogni coinvolgimento? A servizi segreti "deviati"? A qualche "scheggia impazzita" all'interno degli stessi sindacati cairoti, desiderosa di non far trapelare, per chissà quali interessi, il "malcontento diffuso" su cui Regeni aveva puntato i riflettori?
Domande cui stanno cercando di trovare risposta gli investigatori della Procura di Roma, coordinati dal pm Sergio Colaicco, che ha dato mandato al suo team di scandagliare ogni messaggio, chat e scambio di email del 28enne friulano, alla ricerca di indizi utili per arrivare finalmente alla verità.