La nascita di una nuova impresa è un fenomeno molto stagionale. Si inizia bene col nuovo anno, nel senso che ci sono molte attivazioni di Partite Iva, ma ci si stanca in fretta e ad agosto si registra sempre il picco minimo. Si va in vacanza anche per questo. Dopo l’estate riprende la voglia di fare, ma non dura tanto e gli stimoli non sono eccessivi perché a dicembre si registra un nuovo picco negativo. Per fortuna poi c’è il nuovo anno e rinizia il ciclo. La stagionalità, però non è un fenomeno esclusivamente sardo, perché caratterizza l’intera nazione.

Questo è quanto risulta dai dati del Ministero delle Finanze, l’Osservatorio delle Partite Iva, che fornisce la serie storica dal 2011.

Gennaio 2014

A gennaio del 2014 sono state attivate 1.848 Partite Iva nell’Isola. Un terzo ha sede nella provincia di Cagliari, il 20% a Sassari, Olbia Tempio e Nuoro e Oristano ne accolgono un 10% a testa. Come prevedibile, invece, in Ogliastra si instaura appena il 3% delle nuove Partite Iva. Carbonia Iglesias e il Medio Campidano non fanno molto meglio considerato che nel loro territorio sono state aperte il 5-6% delle nuove attività.

I dati annuali

I dati di gennaio 2014 non sono però particolarmente positivi perché il numero di nuove Partite Iva si è ridotto rispetto a gennaio 2013 (e considerata la stagionalità non ha senso fare il confronto col mese di dicembre 2013). In Sardegna la riduzione si è limitata a -4,8%, nel resto dell’Italia invece si calcola un -9%.

Ma come si interpreta questo calo? Ragionare su un solo mese forse non è significativo, è preferibile analizzare i dati annuali. Quindi prendiamo a riferimento il 2013, in cui, dai dati dell’Osservatorio risultano 12.922 nuove iscrizioni, il 2% in meno del 2012. Se si scompone il dato per natura giuridica si osserva che a calare sono le ditte individuali (questo gruppo comprende anche i liberi professionisti) e le società di persone. Crescono invece le società di capitali. L’anno prima invece erano aumentate le ditte individuali e le libere professioni.

Cosa è cambiato? Qualcuno sostiene che, a seguito della crisi, tra il 2011 e il 2012 ci sia stata una “migrazione” dal lavoro dipendente alla libera professione per necessità e/o costrizione. Non era più conveniente avere in carico dei dipendenti e li si “incentivava” a lavorare in proprio. Ma ovviamente era una finta autonomia. Spesso il committente era unico e stranamente era lo stesso ex datore di lavoro.

Ma queste affermazioni non sono dimostrabili con i dati, salvo darne qualche indizio. E in effetti qualche sospetto è sorto a leggere i dati forniti dall’Osservatorio.

Anche questa pratica però ha avuto fine nel 2013 perché la crisi ha continuato a colpire ed è calata ulteriormente la richiesta di lavoro.

E’ invece positivo il fatto che siano aumentate le società di capitali (+185 in valore assoluto, +9% in termini percentuali tra il 2012 e il 2013), che comprendono anche delle società cooperative, che fra tutte le forme societarie risultano le meno colpite da questo periodo storico. La motivazione va ricercata presumibilmente nella tipologia di attività che si svolge in genere sotto questa forma: molti servizi alla persona e attività più umili. Anche se è sempre più frequente che anche le professioni più specializzate la scelgano, perché ciò che si condivide tra i soci è principalmente la professionalità - il lavoro umano, e non il capitale fisico (le cosiddette immobilizzazioni). E’ in sostanza un metodo per razionalizzare i costi e attuare le cosiddette economie di scala.

Qualche curiosità sui dati dell’Osservatorio

La metà delle nuove attività individuali è stata attivata da persone con meno di 35 anni.

Le nuove imprenditrici sono poco più di un terzo (37%) del totale delle attività individuali (dato pressoché identico in Sardegna e nel resto d’Italia) e il settore col maggior numero di attivazioni è il Commercio, seguito dall’agricoltura.

Lucia Schirru

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