Tra i mille motivi per un viaggio a Venezia c’è quello di visitare, per chi ancora ha mancato questo meraviglioso appuntamento, la Biennale d’arte di Venezia giunta alla sua 59esima edizione.

L’esposizione “Il latte dei sogni”, curata da Cecilia Alemani, chiuderà i battenti 27 novembre 2022: è legata al corpo, alle sue metamorfosi e al suo legame sempre più stretto con la tecnologia. Sarà che il Covid, negli anni scorsi, ha privato il mondo di questo incredibile appuntamento all’Arsenale, ai Giardini e nell’intera città di Venezia, sarà che il dialogo a distanza e il lavoro fatto con il costante timore dell’annullamento per questo virus che non si decide a scomparire ha fatto operare tutti con il cuore in gola, sarà per questo e mille altri motivi se questo appuntamento è diventato magico.

Cecilia Alemani ha scelto questo titolo evocativo, “Il latte dei sogni”,  ispirandosi all’omonimo libro per bambini della surrealista Leonora Carrington: «racconta un mondo magico ha detto - nel quale la vita viene costantemente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione e nel quale è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da sé. Nell’esposizione ci sono le creature fantastiche di Carrington, insieme a molte altre figure della trasformazione, come compagne di un viaggio immaginario attraverso le metamorfosi dei corpi e delle definizioni dell’umano».

Cecilia Alemani (dal sito La Biennale.org)
Cecilia Alemani (dal sito La Biennale.org)
Cecilia Alemani (dal sito La Biennale.org)

«La mostra – ha continuato Alemani - nasce dalle numerose conversazioni intercorse con molte artiste e artisti. Da questi dialoghi sono emerse con insistenza molte domande che evocano non solo questo preciso momento storico in cui la sopravvivenza stessa dell’umanità è minacciata, ma riassumono anche molte altre questioni che hanno dominato le scienze, le arti e i miti del nostro tempo. Come sta cambiando la definizione di umano? Quali sono le differenze che separano il vegetale, l’animale, l’umano e il non-umano? Quali sono le nostre responsabilità nei confronti dei nostri simili, delle altre forme di vita e del pianeta che abitiamo? E come sarebbe la vita senza di noi? Questi sono alcuni degli interrogativi che fanno da guida a questa edizione della Biennale Arte, la cui ricerca si concentra in particolare attorno a tre aree tematiche: la rappresentazione dei corpi e le loro metamorfosi; la relazione tra gli individui e le tecnologie; i legami che si intrecciano tra i corpi e la Terra».

Gli spazi della mostra sono tanti, per assaporarla nella sua interezza serve certamente più di una giornata nella meravigliosa Venezia, magari approfittando delle tariffe ancora agevolate delle compagnie low cost e del fatto che, chiusa la mostra del cinema, i prezzi degli alberghi e dei b&b sono di nuovo diventati abbordabili anche per chi ha uno stipendio medio.

L’esposizione si articola negli spazi del Padiglione Centrale ai Giardini e in quelli delle Corderie, delle Artiglierie e negli spazi esterni delle Gaggiandre e del Giardino delle Vergini nel complesso dell’Arsenale.Include più di duecento artiste e artisti provenienti da 61 nazioni. Tra questi ci sono 180 artiste e artisti che non hanno mai partecipato all’Esposizione Internazionale d’Arte prima d’ora. E c’è da registrare che, per la prima volta negli oltre 127 anni della sua storia, la Biennale include una maggioranza preponderante di artiste donne e soggetti non binari, «scelta che riflette un panorama internazionale di grande fermento creativo ed è anche un deliberato ridimensionamento della centralità del ruolo maschile nella storia dell’arte e della cultura attuali».

Uno dei padiglioni della mostra (foto Andrea Merola, archivio L'Unione Sarda)
Uno dei padiglioni della mostra (foto Andrea Merola, archivio L'Unione Sarda)
Uno dei padiglioni della mostra (foto Andrea Merola, archivio L'Unione Sarda)

Ognuna delle cinque mostre è una costellazione in cui opere d’arte, oggetti trovati, manufatti e documenti sono raccolti per affrontare alcuni dei temi fondamentali di quest’anno. «Concepite come delle capsule del tempo – dice la curatrice - queste micro-mostre forniscono strumenti di approfondimento e introspezione, intessendo rimandi e corrispondenze tra opere storiche – con importanti prestiti museali e inclusioni inusuali – e le esperienze di artiste e artisti contemporanei esposti negli spazi limitrofi. Le capsule tematiche arricchiscono la Biennale con un approccio trans-storico e trasversale che traccia somiglianze ed eredità tra metodologie e pratiche artistiche simili, anche a distanza di generazioni, creando nuove stratificazioni di senso e cortocircuiti tra presente e passato: una storiografia che procede non per filiazioni e conflitti ma per rapporti simbiotici, simpatie e sorellanze».

L’esposizione è aperta tutti i giorni al pubblico, dalle 10 alle 18.

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