Lei gli dice che è un ingrato, lui ferito nega e si chiede il perché. E la diatriba continua, rimbalzando tra Milano a Los Angeles. Da giorni si parla delle tensioni tra Mara Maionchi, la produttrice che oltre vent’anni fa con il marito Alberto Salerno lanciò Tiziano Ferro, e il cantante di Latina, ormai star mondiale dopo quell’esordio nel 2001 con il primo album Rosso Relativo e il singolo Xdono.

Tutto è partito dall’intervista di lei da Belve alla giornalista Francesca Fagnani, abile anche stavolta (dopo il sugo-gate di Antonellina Clerici e Luciano Ligabue) a tirare fuori il caso. «Chi non ha capito la fortuna di averla incontrata?», chiede Fagnani a Maionchi, 83 anni, che non le manda a dire: «Tiziano Ferro. Non ha pensato che sia io che mio marito l’abbiamo aiutato a essere quello che alla fine, in parte, è. Ma questo non è importante, non è un obbligo avere riconoscenza». 

Parole che fanno letteralmente il giro del mondo e arrivano fino a Ferro a Los Angeles, che replica a stretto giro sui social: «La prima cosa che ho insegnato ai miei bimbi è dire “grazie”, la seconda è dire “scusa”. Ti sono sempre stato grato, te l’ho dimostrato un milione di volte durante un milione di occasioni quindi mi chiedo: perché questo? Perché adesso? Ci siamo incontrati tantissime volte: studi televisivi, concerti, camerini e ogni volta ci siamo abbracciati e abbiamo riso dei bei tempi andati. Se davvero era questo ciò che pensavi, perché non me l’hai mai detto durante una di queste occasioni? Ti avrei tranquillizzata, mi sarei scusato e ti avrei ringraziata ancora, come sempre e senza problema». E ancora: «Ho digitato “Tiziano Ferro Mara Maionchi” e sono uscite circa 55.000 voci contenenti entrambi i nostri nomi. Potrei postare la miriade di interviste nelle quali ti ho celebrata, i ringraziamenti nel booklet dei miei album nei quali eri in prima linea, il nostro scherzo telefonico, una serie infinita di citazioni nel mio libro o nel web – in tutte le lingue del mondo, perché ho parlato di te e Alberto in tanti posti del globo. Però mi limiterò a postare questo video. Magari sono uno stolto, ma a me questo sembrava un abbraccio di cuore. Che peccato, che tristezza». Nel video postato si vede Ferro che canta Accetto miracoli e abbraccia calorosamente Maionchi nel backstage.

Ma non finisce qui, il giorno dopo passa al contrattacco e condivide un articolo al vetriolo del sito MowMag. «Mara Maionchi – si legge nello stralcio – è la discografica che lo “scoprì” nel 2001 lanciando il primo disco del nostro, Rosso Relativo. Due le condizioni: dimagrire e non dire mai di essere gay. Altrimenti, niente contratto. Perché doveva essere un teen idol e non poteva permettersi chili di troppo e omosessualità. Così Ferro, all’epoca ventenne, ha imparato fin da subito a viversi come un orrendo segreto. Milioni di persone lo amavano per tutto ciò che non era: etero e magro». 

Accuse piuttosto pesanti a cui lei ha risposto ieri in conferenza stampa dell’Eurovision, che condurrà nell’edizione italiana con Gabriele Corsi: «Avrei voluto mantenere un rapporto con Tiziano Ferro. Abbiamo fatto tanta fatica insieme. Mi sarebbe piaciuto ogni tanto un ”ciao, come va?” oppure “Buon Natale”. Forse non ci siamo capiti e mi dispiace. Ho raccontato la verità sulla riconoscenza, preferisco quella umana a quella economica». Quanto a dieta e omosessualità: «Secondo me, non era giusto che un ragazzo così giovane pesasse così tanto (111 kg). Non è salutare. Penso di avergli dato dei consigli buoni in buona fede. Le canzoni sono quelle che contano e lui aveva buone canzoni. Stesso discorso sull’omosessualità. Lo spettacolo ha qualche esigenza, ma qualche. Per forza, non ha fatto nulla».

Poi il post su Instagram: «Ho risposto ad una domanda (a “Belve”, ndr) dando la priorità alla mia di emotività senza argomentare ulteriormente: la riconoscenza umana, quella che fa proseguire i rapporti, al di là della professione, è stata l’assenza che mi è più spiaciuta, specie per me che ho mantenuto rapporti longevi con tanti artisti». Infine: «Qualcuno ha odiosamente avanzato l’ipotesi che ti abbia impedito di essere te stesso: sorrido perché la mia storia di vicinanza a questo argomento parla per me che fra l’altro, reputo che la libertà e l’autodeterminazione siano sacre. In bocca al lupo per i tuoi progetti e per la serenità che ti auguro di trovare: stai stretto alla tua famiglia perché è solo quello che conta davvero».

(Unioneonline/D)

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