Suona la campanella nella scuola sarda con i banchi sempre più vuoti, tra denatalità e abbandoni. Una perdita secca che ogni anno oscilla tra le 3mila e le 5mila iscrizioni. Ufficialmente il calendario 2025/2026 fissa al 15 settembre l’inizio delle lezioni, ma i presidi hanno il potere di anticipare il rientro in classe gestendo in autonomia un tot di giorni tra i duecento obbligatori per legge. Bisogna invece spostarsi su Comuni e Province per misurare responsabilità e gestione di quell’85,8% delle scuole isolane che non sono in regola sulle certificazioni di sicurezza. È il secondo peggior dato in Italia.

Partenza con problemi

Dunque è il solito inizio a macchia di leopardo, quello che dà il via nove canonici mesi di lezioni, quest’anno per 170mila alunni. I giorni di anticipo rispetto al calendario istituzionale vengono recuperati entro giugno, magari per “costruire” qualche ponte festivo. A non cambiare è invece la fotografia dell’edilizia scolastica, una gigantesca maglia nera che dall’Alto Adige attraversa lo Stivale sino alla Sicilia regalando l’ennesima emergenza nazionale: la Sardegna è penultima per percentuale di istituti con la documentazione non a posto.

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