Jambo Melis, incordatore della Nazionale di tennis: «Una Davis con la “tensione” perfetta!»
Il cagliaritano racconta come è arrivato il trionfo azzurroPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
“È stato qualcosa di indescrivibile. È la terza che vinciamo e ognuna è diversa. Questa, probabilmente, dal punto di vista della gioia e bellezza (si giocava in casa) è stata veramente un'esplosione di gioia. Sicuramente la prima era stata una cosa storica, perchè non si vinceva da tantissimi anni. Ma questa, con un gruppo di ragazzi molto uniti tra loro, tutti amici, è stata bella”.
Il cagliaritano Pierpaolo “Jambo” Melis, ormai storico incordatore della Nazionale italiana di tennis, commenta così la terza Coppa Davis consecutiva conquistata domenica dagli Azzurri.
“Non partivamo con i favori del pronostico – spiega Jambo - perché non schieravamo i primi tre (Jannik Sinner, Lorenzo Musetti e Luciano Darderi), la squadra era buona, ma c'erano squadre sulla carta più forti. È stata una grandissima gioia trovarsi e unirsi. Il segreto è stato lo spogliatoio. La Germania, per esempio, fortissima e che aveva il numero 3 del mondo, sembrava un po' sfilacciata. Zverev è personaggio carismatico, ma un po' solitario. Invece noi abbiamo fatto gruppo, con tutti: staff, tecnici, coach e preparatori dei giocatori. La vera forza è stata proprio l'unione e la panchina, che si vedeva decisamente più affiatata delle altre”.
Pierpaolo “legge” i due singolaristi azzurri: “Matteo Berettini leader carismatico e di esperienza, ha dato tanta energia e sicurezza anche agli altri, a partire da Flavio Cobolli, visto che si conoscono da bambini. Forse vederli vincere insieme è la cosa più bella che mi rimane di questa settimana. Il bello di questa vittoria è che è stata condivisa con tutte le famiglie e gli amici dei giocatori, tutti qui con valori importanti. Cobolli, altro giocatore fondamentale, stratosferico. Giocatore di un'umiltà... e non molla un punto. È attaccato alla maglia e da l'anima. Mi ricorda Fabio Fognini per voglia e per come “infoga” il pubblico. Il gruppo poi ha fatto la differenza”.
Jambo Melis spiega anche il suo compito all'interno dello staff azzurro: “Io sono sempre a disposizione dei ragazzi, li conosco da tanto tempo. Mi occupo delle loro racchette, un ruolo molto delicato. Devi “entrare” nella loro fiducia, nella loro testa, con quello che fai professionalmente e con la passione che ho sempre avuto. Entrare in campo con un attrezzo che ti da sicurezza in campo è fondamentale. Stavolta ci abbiamo messo un giorno in più per trovare il set up giusto, tra tensione, velocità del campo. Le palle erano particolari: molto veloci all'inizio, ma dopo qualche scambio tendevano ad aprirsi e diventavano molto lente. Trovare la giusta tensione è stata un po' più complicato. Con Flavio eravamo sempre indecisi sulla strategia. Mi sono preso la responsabilità di consigliargli, visto che gli piaceva la racchetta tesa, ma non appena fatta, che aveva bisogno di assestamento: abbiamo fatto le racchette 24 ore prima della partita e abbiamo trovato il giusto feeling con sensazioni di gioco pazzesche. Infatti, per questo mi ha fatto i complimenti”.
E proprio Cobolli ha giocato le sfide più tirate: “Si sono viste poche partite come quella tra lui e Bergs. In Davis una partita così clamorosa non si era mai vista, dal Paradiso all'Inferno e ritorno. E se c'è un'immagine che mi porterò di questa Davis è proprio Flavio che si strappa la maglietta a fine partita, un gesto da gladiatore, da grande atleta attaccato alla maglia azzurra”.
Tutti i tennisti sono molto scaramantici, hanno delle routine, dal preriscaldamento alla musica, sempre la stessa, montarsi l'overgrip subito prima del match... e anche Melis si dichiara scaramantico: “Il primo giorno che arrivo al palazzetto e monto la macchina incordatrice, quando inizio a lavorare, solo il primo giorno, metto le cuffie e mi sento la mia playlist “antica”, solo musica Anni'70 italiana. Ho questa routine, ormai da dieci anni. Poi magari gli altri giorni, quando c'è da correre, ho meno tempo”.
E dopo la vittoria, è partita la festa azzurra: “Delle tre Davis, questa è stata la festa migliore. Dopo la festa negli spogliatoi, siamo andati in un locale in centro a Bologna, tutti insieme. Anche li è stato bello vedere che c'erano il papà di Vavassori, il papà di Cobolli, il fratello di Berrettini... insomma, un bel gruppo, a cantare le nostre canzoni e divertirci insieme”.
Jambo ha iniziato a collaborare con la Nazionale nel 2014 e sembra un'altra Era. Ma si aspettava che arrivassero questi risultati? “La speranza di arrivare a tutto questo, no. Era un sogno, ma sinceramente non me l'aspettavo. Ho esordito quando l'Italia lottava per non retrocedere e c'era un super Fognini, con giocatori discreti e grandissime persone, come Seppi e Lorenzi, però non avevamo una grande squadra. Eravamo anche li una grande famiglia, un po' più ristretta, ora si è allargata e siamo molti di più. Ma tre coppe Davis non me le aspettavo, come non mi aspettavo un numero 1 del mondo italiano, ma tutto questo fa da traino a tutto il movimento”.
E dopo la vittoria, si ritorna al quotidiano. “Ora si rientra in Sardegna e si torna a lavorare nella mia sede con tanto entusiasmo e davvero gioia ed emozione infinita”, spiega Melis che, guardando al “movimento” isolano, non si nasconde: “La vedo tosta vedere in tempi brevi un tennista sardo in Coppa Davis. Speriamo che Lorenzo Carboni, sicuramente un giovane molto interessante, possa avere fortuna e molta tenacia per continuare ad allenarsi e crescere come atleta, sperando che queste vittorie italiane possano dargli tanto entusiasmo”.
