Non può sfuggire nemmeno agli occhi di un profano la classe che sprizza da tutti i pori Gianni Piredda, 40 anni e piedi raffinati. Figlio d'arte, suo padre Paoluccio era un ottimo calciatore, da diverse stagioni è tornato a giocare nella sua natia Usini, dove con la squadra locale si diletta a giocare in Promozione.

Di questo campionato Piredda è ancora sicuramente tra i giocatori migliori. Visione di gioco, precisione e carisma con i compagni sono ancora le sue doti principali, con le quali detta ancora legge a centrocampo, unendo a queste una mobilità inconsueta per l'età. Il talento poi è rimasto intatto: quello che nessuno può donare, visto che ci ha già pensato madre natura.

Gianni a 14 anni era già alla Torres, aggregato in prima squadra. Poi il passaggio alla Sampdoria, dove Piredda divenne l'elemento di maggior spicco della Primavera, segnando caterve di reti. Questo fatto non poteva sfuggire neanche ad un allenatore come Moreno Spalletti, allora al timone dei blucerchiati, uno che con i giovani non ha notoriamente avuto un rapporto divino.

A soli 20 anni, nella stagione 1998/99 il toscano dal carattere spinoso fa esordire Piredda in Serie A, concedendogli 30 minuti contro il Bari. Un ottimo esordio, bissato dalle partite contro Bologna e Perugia. Gianni gioca in compagnia di un certo Vincenzo Montella - un fenomeno dice lui - e del grande talento argentino Ortega - il più forte con cui ho giocato - esclama il centrocampista. L'anno dopo in società cambia tutto. Viene mandato in prestito al Catania in C1. Gioca un buon campionato, ma per imprecisati motivi la Sampdoria non se lo riprende. La delusione è grande. Per Gianni comincia sempre in C l'esperienza con la Biellese. Poi il rientro nella Torres, altre due stagioni di C, stavolta piuttosto travagliate.

"Questa scelta fu un grande errore - spiega Piredda -. Non sarei mai dovuto tornare. Inoltre mi venne una maledetta pubalgia che mi durò anni". Il treno era quindi passato. Per Piredda altri campionati in terza serie, in squadre come Brescello e Pergocrema. Ottimo rendimento e grandi prestazioni. Poi l'esperienza di Aosta, l'altro ritorno in Sardegna in formazioni prestigiose come l'Olbia.

Arriva inoltre una grande soddisfazione: nel 2008-2009 la storica promozione in serie C con l'Alghero, sotto la guida di Mauro Giorico. "Un allenatore ed un uomo eccezionale" dice lui. Dopo Alghero altre squadre sarde come Taloro, Ploaghe e Tavolara, Calangianus. Magnifiche giocate e tanti gol per Piredda, anche in questi campionati cosiddetti minori. Da qualche anno Gianni, come detto, è tornato a giocare con l'Usinese, da professore d'orchestra. Sono già 13 i gol in stagione, impreziositi spesso da uno dei pezzi preferiti del suo repertorio: il micidiale calcio di punizione. Mercoledì scorso la grande soddisfazione di avere battuto l'Ilva in Coppa e l'approdo dell'Usinese in finale.

"Sarebbe bellissimo - afferma - vincere qualcosa nel mio paese, specie a questa età". Usini gli vuole bene, l'affetto che è riservato agli uomini di talento che sanno essere umili e stare al mondo. Ad Usini Gianni Piredda ha aperto un bar. "Devo pensare al futuro - chiosa lui - però continuerò a giocare ancora due o tre anni".

In settimana si allena sempre come un ragazzino. Quello che tutti ammiravano tanti anni fa nelle strette vie di Usini, quando palleggiava con il pallone e non gli cadeva mai. La Serie A allora era un Paradiso che non si fece attendere. Un diavolo feroce non ha voluto che Piredda ci rimanesse e magari ha messo al suo posto uno meno dotato. Una storia che nel calcio si è ripetuta spesso. Peccato.
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