In quegli anni turbolenti Nuoro si era abituata alle lotte operaie della vicina Ottana e ai cortei che spesso infiammavano il centro della città. Ma quella domenica mattina di fine maggio del 1978 era diverso. Niente slogan contro Rovelli e i padroni, ma solo cori festosi e tante bandiere, biancoblù e rossoblù, quelle dei tifosi di Carbonia e Porto Torres, squadre che si dovevano affrontare nel pomeriggio alle ore 15 al Quadrivio, nella sfida spareggio per la promozione diretta in serie D.

I sulcitani avevano dominato il girone sud di Promozione, i turritani, dopo una bella rincorsa, quello del nord. Le due città rappresentavano due mondi diversi: quello minerario Carbonia, ancora fiorente, quello industriale Porto Torres, sede di un petrolchimico dove lavoravano oltre 15mila persone, ma in cui stava per concludersi l'avventura di Rovelli, sotto i colpi dell'inchiesta del giudice Infelisi. Carbone contro petrolio quindi, due realtà brillanti ma inconsapevoli di essere al canto del cigno, ad un passo da una decadenza che sarebbe durata oltre 40 anni, sino ai giorni nostri.

Il Porto Torres calcio prima della gara (foto concessa da Marco Fiori)

Carbonia e Porto Torres nel 1978 erano comunque città ancora ricche, con la copertina di due formazioni calcistiche di notevole caratura, tecnica e agonistica. Le tifoserie, così lontane e così diverse, nella geografia, nella cultura e nella lingua, quella mattina di fine maggio solidarizzarono immediatamente, a suon di bicchieri di vino, boccali di birra e foto ricordo. Intere famiglie erano in gita, con la scusa della partita di calcio, destinata ad entrare nella leggenda dello sport sardo. Poi tutti al campo. Nessun coro ostile, solo gioia e passione per i propri colori.

Lo spettacolo del Quadrivio alle ore 15 era impressionante: 8mila persone, equamente divise. Quelli del Carbonia in gradinata, quelli del Porto Torres in tribuna. In panchina, a guidare le due squadre, due mostri sacri del calcio sardo: Paolo Morosi per i turritani e Toto Cesaracciu per i sulcitani. Il primo, gran maestro di calcio, è stato, dopo Zola, probabilmente il più grande calciatore della Torres di tutti i tempi, il secondo un vero gigante dello sport, un campione anche nell'atletica, un signore di altri tempi.

Finalmente il calcio d'inizio. Il Carbonia parte fortissimo, i turritani invece appaiono contratti. Al 37' del primo tempo gli sforzi del Carbonia vengono premiati da una prodezza del loro uomo migliore, uno che oggi avrebbe giocato in serie A: la mezzapunta Floriano Congiu, che con un rasoterra infilza il forte portiere Cinus. Nello spogliatoio all'intervallo Morosi ne canta quattro ai suoi. Ed infatti è un altro Porto Torres quello che si presenta in campo nella ripresa. I rossoblù sembrano belve, il Carbonia arretra pericolosamente il baricentro, ma sembra reggere, sia pure a fatica, gli assalti dei "petrolieri". A tre minuti dalla fine arriva il gol del Porto Torres: Alfredo Pala riceve palla a sinistra da un corner corto, supera l'avversario ed effettua un cross morbido, sul quale, sul secondo palo, si avventa come una folgore lo stopper Dario Pantera, che di testa insacca, siglando il gol più importante della sua carriera. Il biondo toscano sembra impazzito e piange di gioia, sommerso dall'affetto dei compagni. I tifosi turritani scatenano la torcida, quelli del Carbonia rimangono ammutoliti. I supplementari si svolgono molto equilibrati, quasi una partita a scacchi tra avversari che non si vogliono scoprire. Si registra un'occasione per parte: Coni impegna severamente di testa il portiere del Carbonia Formisano, ma Aresu poco prima del triplice fischio colpisce la traversa per i minerari. Poi la fine di una contesa stupenda, da altre categorie, con i giocatori esausti che hanno dato tutto.

Le emozioni però non sono finite: a decidere il passaggio in serie D sarà il sorteggio, una misera monetina. Il regolamento infatti allora non permetteva l'esecuzione dei calci di rigore. Tra la confusione generale, dopo altri 10 minuti, i capitani del Porto Torres Libero Peana (regista eccelso) e Luciano Gambula (centrocampista completo) entrano nello spogliatoio della terna arbitrale, assieme ai massimi dirigenti federali. A questo punto la vicenda si tinge di giallo: moneta da 100 lire o da 200? Non si saprà mai con precisione. Gambula sceglie croce. L'arbitro fa volare la moneta, che atterra sul pavimento e si presenta a duellanti e testimoni con la faccia scelta dal capitano del Carbonia, che esce dallo stanzino come un indemoniato, braccia al cielo. I tifosi biancoblù capiscono e liberano un boato da paura, i giocatori si arrampicano alle reti, per abbracciare i propri sostenitori. Dall'altra parte gli spettatori turritani sono migliaia di statue di sale, i loro giocatori disperati.

La foto di Piero Demuro, valoroso centrocampista del Porto Torres, che piange a dirotto, consolato da un fotografo, farà il giro d'Italia. Morosi non parla, il presidente Antonio Chessa ha lo sguardo nel vuoto. Nello spogliatoio turritano non vola una mosca. I sostenitori del Carbonia trovano anche il tempo di applaudire quelli del Porto Torres, che lasciano affranti il Quadrivio. Vincitori e vinti sono consapevoli di avere vissuto una giornata da raccontare ai nipotini. Carbonia e Porto Torres, al di là del risultato, rimarranno squadre indimenticabili, con autentiche eccellenze tecniche: come Floriano Congiu e Franco Giordano per il Carbonia, Alfredo Pala e Lello Coni per il Porto Torre. Ma erano anche formazioni in cui militavano autentici gladiatori, come Aldo Scopa e Carlo Pusceddu per i minerari, Marco Fiori e Antonello Pistidda per i portotorresi. Anche se in realtà scrivere nomi è fare un grosso torto a agli altri partecipanti della contesa, tutti di altissimo livello.

A destra Dario Pantera festeggiato da un tifoso e da Alfredo Pala (foto concessa da Dario Pantera)

"Ricordo quello spareggio come fosse ieri. - spiega Dario Pantera, classe 1958, ora impiegato tecnico al comune di Massa - Poco prima della mia marcatura un altro mio colpo di testa, su calcio d'angolo, era finito di poco alto. Il mio compagno Dino Bona nel corner successivo mi disse 'vai dentro e fai gol'. Io mi catapultai in area e su quel colpo di testa ci misi tutta la mia forza. Quando ho visto la palla dentro il sacco non ho capito più nulla e mi sono messo a correre senza sapere dove, ebbro di gioia. Al ritorno a Porto Torres, dopo quella monetina maledetta - continua - con alcuni componenti della squadra andammo al bar Cristallo, uno dei ritrovi degli sportivi. Gli amici ci fecero trovare una tavola imbandita, in segno di ringraziamento per l'impegno profuso. Ci commuovemmo tutti e ancora adesso che lo racconto mi vengono le lacrime agli occhi".

Il ricordo della partita è ancora molto vivo nell'icona calcistica del calcio sulcitano Floriano Congiu. "Quel giorno era segnato. Il nostro capitano, Luciano Gambula, nei sorteggi scelse sempre croce e li vinse tutti e tre: scelta del campo nei tempi regolamentari, nei supplementari e soprattutto nella monetina finale, quella decisiva. Io però, dopo la traversa che colpimmo nel finale, pensavo di perdere quella gara, che per me rimane uno dei momenti più belli ed emozionanti della carriera. Dopo tanti anni - conclude - mi dispiace ancora molto per il Porto Torres, una bellissima squadra che meritava la promozione quanto noi".

Il Carbonia calcio prima dello spareggio (foto concessa Ex Biancoblù Carbonia)

Dopo Carbonia - Porto Torres quel regolamento assurdo della monetina finale venne modificato e nessun'altra sfida si decise in questo modo. I giocatori del Carbonia andarono a festeggiare la promozione in serie D al Caffè dello Sport e al bar Balia, che da un anno ha chiuso i battenti, come molte attività in questi anni sciagurati. I tempi per Carbonia e Porto Torres sono cambiati, da città simbolo della rinascita sarda ora invece sono gli emblemi della crisi isolana. Le miniere hanno chiuso, il petrolchimico pure. Rimangono solo macerie e qualche bellissimo ricordo, come l'epica partita appena raccontata. Il Carbonia calcio è stato appena promosso in serie D, il Porto Torres milita in Promozione. Ma quelle fantastiche domeniche di calcio forse non ritorneranno più.
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