Gigi Riva è tornato. Ma questa volta ha da sollevare una questione, cara a lui e a tutti gli sportivi. Pur consapevole delle emergenze sociali ed economiche dell’Isola, da patriarca dello sport sardo lancia un appello: «È ora che Cagliari e la Sardegna ritornino ad avere un impianto sportivo in grado di ospitare i grandi eventi. A cominciare dalle partite del Cagliari, per proseguire con quelle della Nazionale di calcio e di altri sport, fino ad ai concerti». Perché anche lo stadio, se l’obiettivo è quello di far parlare di Sardegna all’esterno pure in futuro, è una necessità irrinunciabile.

L’appello

Gigi Riva esce allo scoperto, ma non polemizza. Da presidente onorario del Cagliari sente l’esigenza di rivolgere un appello alla classe politica sarda «perché venga sbloccata al più presto la partita del finanziamento dell’intervento».

Il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, nei giorni scorsi, ha invitato l’esecutivo del governatore Christian Solinas e il Consiglio regionale a mettere i cinquanta milioni necessari in Finanziaria. Chissà se la sortita del primo cittadino sarà ascoltata.

Di sicuro, non passerà sotto silenzio la richiesta del numero 11 rossoblù per sempre, che è anche il re dei bomber della Nazionale. Il discorso di Riva parte da un presupposto: «Ne va della stessa immagine della città», argomenta. «Il Sant’Elia, così com’è, è un rudere: l’unica cosa da fare è demolirlo e ricostruirlo lì, in quella che è ormai considerata la zona sportiva della città». Lo afferma quasi con commozione: anni fa, quando la questione stadio era alle prime battute ma già alimentava polemiche, si era battuto affinché il “suo” Sant’Elia, dove giocò la Coppa dei Campioni e dove fu acclamato da un pubblico che solo le squadre metropolitane potevano vantare, venisse rimesso in sesto e se ne evitasse il crollo: «Quello è lo stadio della nostra generazione», ripeteva Gigi Riva, nell’epoca in cui provava a ricostruire anche la Federcalcio, affiancando nella gestione commissariale Luca Pancalli.

Il futuro

Da allora sono trascorsi quasi diciotto anni. Da presidente onorario del Cagliari richiude il cassetto dei ricordi e proietta la sua riflessione verso il futuro: «Non entro nelle dinamiche politiche che stanno alla base di un intervento di tale portata», prosegue. «Ma la crescita della squadra del Cagliari – che tanto lustro ha dato alla Sardegna nei decenni, permettendole di entrare a pieno titolo in un’Italia che prima dei nostri successi ignorava del tutto persino la sua collocazione geografica –  non può non passare dalla realizzazione di un nuovo impianto. Il calcio è cambiato e cambierà ancora: per stare al passo con i tempi, lo stadio è un’infrastruttura essenziale. Anche perché suppongo che il denaro utilizzato per la sua costruzione avrà ricadute rilevanti su più fronti, non ultimo quello del lavoro: chissà quanti operai e tecnici lavoreranno nei cantieri per la costruzione, quando saranno avviati. Insomma, credo che non si possa più aspettare oltre»

Palla al centro

Insomma, Gigi Riva passa la palla alla Regione. Con la speranza che l’assist si concretizzi in una rete decisiva: «Spero che la politica sarda accolga questo mio invito», chiude il presidente onorario del Cagliari. «La speranza è che faccia il suo per Cagliari e per la Sardegna». Sarà ascoltato?

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