"Io mi fermo qui. Resto a vivere a Milano, con la mia famiglia, cosa farò adesso non lo so, devo pensarci. Però mi hanno condannato a smettere" a 34 anni. "33, perché ho giocato l’ultima volta a maggio 2018".

Riccardo Montolivo annuncia il suo addio al calcio giocato in due interviste al "Corriere dello Sport" e al "Corriere della Sera".

Il centrocampista, attualmente svincolato, ha deciso di appendere le scarpette al chiodo, accusando il Milan - la sua ultima società - di aver condizionato pesantemente la sua scelta.

"Nel Milan, se l’ultimo anno e mezzo è stato un calvario: messo ai margini, risposte mai date, strane dimenticanze. Ma non provo rancore. Chi ha sbagliato nei miei confronti, chi mi ha mancato ripetutamente di rispetto, farà forse i conti con la propria coscienza", ha dichiarato il giocatore.

Montolivo ha raccontato la sua versione sull’ultimo anno da separato in casa nel club rossonero. "Non ho mai fatto casino, perché l’educazione e il rispetto sono i valori con i quali sono cresciuto. Se avessi fatto la guerra avrei probabilmente ottenuto qualcosa, ma non mi sarei potuto più guardare allo specchio… Ho vissuto un’esperienza surreale".

Il calciatore descrive lo strappo con la società milanese, citando anche il caso della fascia di capitano ceduta a Bonucci: "Non fui io a consegnargliela. Mi dissero che Yonghong Li aveva deciso che la fascia sarebbe passata a uno dei nuovi. Ho spiegato che lo trovavo ingiusto, che stavano commettendo un grosso errore poiché nello spogliatoio ci sono delle gerarchie che dovrebbero essere sempre rispettate. Feci i nomi di Bonaventura e Romagnoli. Niente, Bonucci".

"Cosa è successo con Gattuso? Per me nulla, ma non sono riuscito a spiegarmi questa situazione e non ho mai avuto risposte", conclude Montolivo, attaccando l'ex allenatore del Milan.

(Unioneonline/F)
© Riproduzione riservata