Massimo Rastelli si racconta: "Stregato da Cagliari e dai cagliaritani"
Rastelli avrebbe messo la firma per essere a quota 16, dopo dodici giornate? «Assolutamente. Siamo andati oltre le più rosee previsioni, nonostante le tante difficoltà per gli infortuni gravi che abbiamo subìto».
Togliamoci il dente: Fiorentina, Lazio e Torino, quale la peggiore? Quale la partita dove può recriminare qualcosa?
«La peggiore? Col Torino, soprattutto per come l'avevamo preparata, ma prendere gol dopo un minuto ha cambiato la partita. E il secondo ha reso tutto più complesso. Con la Fiorentina siamo passati dal quasi 2-0 all'imbarcata, in queste gare l'aspetto psicologico e gli episodi negativi non ci hanno consentito di reagire con lucidità».
Cosa ha detto ai suoi giocatori dopo la scoppola di Torino?
«Nulla dopo la gara, alla ripresa degli allenamenti ho chiesto solo di continuare a lavorare, ho insistito sulla cura dei dettagli, cercando di migliorare su alcuni aspetti dove “paghiamo” ancora. Conosco solo una strada, quella del lavoro».
Al 90' di Torino-Cagliari ha avuto paura che Giulini perdesse la pazienza e decidesse di fare una rivoluzione?
«No, perché siamo consapevoli della nostra dimensione, perché cerchiamo di mantenere l'equilibrio nelle considerazioni. Non ci esaltiamo ma non ci deprimiamo, sappiamo di essere una neopromossa che deve digerire cinque innesti. Tre non hanno fatto la preparazione, uno si è fatto male dopo tre giornate. Borriello è arrivato a fine agosto. Non ho mai avuto Farias. Ho perso Murru e Tachtsidis. Tuttavia, siamo ben oltre quello che speravamo».
Dopo la vittoria a Milano, ha detto: sono un allenatore normale che ama lavorare. È questo il Rastelli-pensiero?
«Sì, la mia è umiltà vera, non di facciata. Mi rimetto in gioco ogni giorno, nel bene e nel male. E non sono mai soddisfatto».
Cagliari, l'ambiente, l'aria che tira: pregi e difetti.
«Lo ammetto: sono stregato da Cagliari, conosco persone fantastiche, per la prima volta da quando alleno posso vivere la città. E la critica fa parte del gioco, ci mancherebbe».
Qual era la paura vera, lo scenario peggiore alla vigilia della prima in Serie A?
«Temevo lo strapotere fisico delle grandi, il fatto di essere un allenatore debuttante e di avere tanti giocatori più o meno nelle stesse condizioni. Le incognite erano tantissime, ma l'impatto è stato buono. Molti vorrebbero stare al nostro posto».
Cercavate Rincon a Fernandez, sono arrivati Ionita e Tachtsidis. Ma anche Padoin e Borriello. Era felice allora, è soddisfatto adesso?
«Normale che alcuni obiettivi non siano stati raggiunti, questo accade per tutti. Ho solo un rammarico, avrei voluto questa squadra dal primo giorno, con Isla, Alves e gli altri. Per assimilare dinamiche, concetti, ci vuole tempo. Farlo in corsa non è semplice».
Lei, come altri suoi colleghi, è un maniaco dei dettagli, del lavoro. Ma quando ne prendete quattro o cinque, uno come lei soffre di più. È così?
«Sì. Sto male. La sconfitta la vivo malissimo. La prima cosa che chiedo, martellando i miei giocatori fin dalle prime amichevoli in ritiro, è che non voglio prendere un tiro in porta. Questa è la mia mentalità. Prendere gol, anche tanti, mi fa stare male, faccio autocritica e mi chiedo dove ho sbagliato».
Dopo le ultime infelici uscite, Giulini ha blindato la sua panchina. Cosa si prova?
«Ho sempre sentito grande fiducia e sostegno da parte del presidente. Lui è attento al lavoro fatto da me e dalla squadra, ma è normale che anche a lui non piaccia perdere. Mi sono piaciute molto le parole sul mio percorso, il passato è importante. Ho vinto tre campionati da primo in classifica. Col Cagliari dovevo assolutamente vincere e così è andata. Ad Avellino ho sfiorato due volte la promozione».
Lei legge poco, o nulla, i commenti su Internet. A parte quelli che delirano, ci sarà qualcuno che l'ha colpita?
«Quando fai questo mestiere, e sei un personaggio pubblico, devi rispettare tutti. Chiunque vorrebbe il consenso unanime, ma certe critiche mi danno più determinazione. Inoltre, sono convinto che invece c'è tanta gente che apprezza il lavoro. E la persona».
Andiamo in campo: Isla dove rende meglio?
«Nasce terzino. Gli piace. Col Cagliari ha avuto un rendimento altalenante. Però da mezzala è andato meglio, non ha la pressione del dover difendere».
Dessena è pronto?
«Sì. E l'ha dimostrato. È normale che ci possa essere una fase calante, è fisiologico. Ma ha esperienza per gestire alti e bassi».
Borriello gradisce essere servito al corpo, ma allora quelle palle a seguire sono errori o inviti a muovere gli arti inferiori con maggiore celerità?
«Io cerco di preparare delle situazioni di gioco per valorizzare certe caratteristiche. Le preparo in base ai movimenti dei miei giocatori. Purtroppo quando si difende più basso possono arrivargli palloni nello spazio».
Lei ha a disposizione il miglior Sau degli ultimi anni: dove può arrivare?
«Marco è uno di quelli che tutti gli allenatori vorrebbero. Un giocatore che sa sacrificarsi, che tiene alla maglia anche troppo, tanto da soffrire l'attesa, la partita. Fa tutto quello che gli chiedi, capisce prima. Ha fatto perfino l'ala pura a Torino fermando uno come Zappacosta».
Storari nelle ultime settimane non ne ha azzeccato una, o quasi. Farlo riposare è una bestemmia?
«È una bestemmia. Quello del portiere è un ruolo delicato, è il nostro titolare, non dimentichiamo che si è rimesso in gioco per questa società. Merita tanto credito. Ci sono momenti difficili, solo sostenendolo si fa l'interesse del Cagliari».
Con Ionita, Joao Pedro e un Farias vivo e vegeto, quanto vale il suo Cagliari? «Abbiamo centrato cinque vittorie e un pareggio, in rimonta, con la Roma. Non male nonostante gli infortuni, anche gravi, e l'inserimento graduale di chi è arrivato tardi. Questa squadra ha un grande margine di miglioramento, oggi è al 60/70 per cento. Questi giorni avrei voluto tutti, la sosta ci penalizza».
Cosa fa Rastelli quando non lavora?
«Lavoro».
Messaggio ai tifosi del Cagliari.
«Li ringrazio. L'apporto che ci danno quando siamo in casa è unico, ci responsabilizza ancora di più. Sappiamo quanto ci tengono e siamo molto abbattuti quando non riusciamo a dargli le soddisfazioni che meritano. Siamo pronti a ripartire, le sconfitte ci hanno rafforzato».
Messaggio ai tifosi del Cagliari che non l'apprezzano.
«La stessa risposta. Ma aggiungo: gli farò cambiare idea».