Bettinelli: "Pavoletti? È l'antieroe che salverà il Cagliari"
"Pavoletti è l’antieroe per eccellenza. Per questo tutti lo sottovalutano, sbagliando. Con lui, il Cagliari si salva”.
Le parole escono vellutate dalla bocca di Stefano Bettinelli. Ex calciatore italiano, ora allenatore della Varesina, usa parole di seta drappeggiata sul ritratto dell’uomo che, sotto la sua giuda, salvò a suon di gol la Serie B del Varese dalla retrocessione nella primavera del 2014.
Lo spogliatoio dei Corsari, in quel giorno di metà maggio, era un buco caustico e infernale. Un antro oscuro che fagocitava uomini, coscienze e talenti. Aprendone la porta, dopo l’esonero di Stefano Sottili, Bettinelli trovò un feroce caos d’anime in cui dover mettere ordine. E farlo in fretta.
A lui, l’allora presidente biancorosso Nicola Laurenza concesse solo quattro partite per compiere il miracolo. Quattro partite finite, assieme al miglior Leonardo Pavoletti di sempre, in una tesi di laurea consegnata a Coverciano. Ora ci si aspetta che l'attaccante del Cagliari ripeta quel miracolo.
Il Cagliari si gioca la salvezza in queste ultime giornate. Lei se ne intende di salvezze e conosce bene Pavoletti: è l’uomo giusto per i sardi?
“Lo è, perché è uno per cui non esiste l’io ma il noi. Uno per cui la normalità è un dono da coltivare giorno dopo giorno. Uno che è rimasto il ragazzo di sempre, restando pulito dalle smanie per il successo o la fama. Per questo finisce poco sui giornali e in molti lo sottovalutano, perché non fa stupidate ma mette al primo posto della sua vita da sportivo la professionalità”.
Che Pavoletti trovò al suo arrivo a Varese?
“Un giocatore che, come tutti i suoi compagni, aveva bisogno di credere in se stesso. Un giocatore che aveva bisogno gli entrassi in testa per tirare fuori il talento enorme che aveva, ma che aveva smesso di vedere”.
Lui è uno che segna in tutti i modi: un attaccante completo.
“Certamente. Leo è un giocatore di qualità eccelsa: uno capace di bucare la porta sempre, comunque e dovunque, però…”
Però?
“Però, più che sul calciatore e sull’aspetto tecnico io mi soffermerei sull’analisi dell’uomo, per spiegare la sua forza. I colpi sono sotto gli occhi di tutti, mentre il suo cuore va scoperto”.
Ci illumini, Bettinelli. Prego.
“Nonostante al termine di quella stagione fece 24 gol, lui non entrava mai in campo per sé, per la propria vanagloria, ma solo per la squadra. Quell’anno ci giocammo la permanenza in B nel doppio spareggio al sapore di derby con il Novara. Uno spareggio che vincemmo (i risultati furono: 0-2 al Piola e 2-2 al Franco Ossola di Varese, ovviamente i quattro gol varesini ad opera del “Pavoloso”, ndr.), ma ricordo che alla prima gara fui costretto a tirare fuori Leo al settantesimo perché aveva corso come un pazzo…"
Una cosa normale in una partita delicata, non crede?
“Forse... Ma io, sinceramente, non lo sostituii perché credevo fosse stanco, piuttosto lo feci perché temevo gli venisse un colpo per quanto stava correndo”.
Nella gara di ritorno, però, la buttò dentro due volte. Che ci dice?
“Che a uno come Pavoletti non puoi dire nulla. Ti devi limitare a lasciarlo essere com’è. Al massimo devi muovergli le pedine attorno per permettergli di esprimersi al meglio. Con me fece 5 gol in 4 partite: un vero fenomeno”.
Con lui il Cagliari si salverà?
Fernando Di Cristofaro
(Unioneonline)