I Chicago Bulls descritti come un "circolo di droga".

A rivelarlo Micheal Jordan nei primi episodi del documentario "The last dance", prodotto e trasmesso da Espn e incentrato sulla vita della star del basket mondiale e dei Bulls.

La serie, che svela il volto meno noto del campione, comincia con un viaggio e ritroso nella vita di Jordan, partendo dal North Carolina fino all'arrivo a Chicago per giocare nei Bulls, all'età di 21 anni.

"Ricordo il mio arrivo, era un gran casino - racconta Michael Jordan -. Io ero un novellino, ma i veterani della squadra facevano cose che non avevo mai visto, per me fu traumatico".

Poi racconta un episodio: "Era in precampionato, penso a Peoria, nell'Illinois. Ero in hotel e cercavo di trovare i miei compagni, ho iniziato a bussare a tutte le porte e sono arrivato davanti a una stanza dove c'era rumore. Ho sentito alcuni parlare. 'Shhh, c'è qualcuno là fuori'".

Quando i compagni capiscono che si tratta di MJ, "il novellino", dicono che "non c'è problema" e gli aprono la porta.

"C'era praticamente tutto il team - racconta Michael Jordan -, facevano cose che non avevo mai visto in vita mia. C'erano strisce di cocaina ovunque, tubi di marijuana, donne. Era un circo. Da quel momento sono rimasto solo".

MJ nel documentario ribadisce la sua contrarietà all'uso di droghe: "Non sono andato nei locali, non ho fumato, non ho fatto uso di cocaina e in quel momento con loro non ho bevuto. Ho pensato solo a diventare bravo a giocare a basket". E ci è riuscito, non c'è dubbio.

(Unioneonline/L)
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