Ha fatto in tempo a tagliare il traguardo delle 300 partite con la Dinamo, con tanto di striscione gigantesco dedicatogli dai tifosi al PalaSerradimigni una settimana fa: la sua foto e i trofei vinti in sei stagioni a Sassari.

Dalla storica promozione in serie A nel 2010 alle due Coppe Italia (2014 e 2015), alla Supercoppa (2014) e soprattutto al primo scudetto dell'isola dei canestri, vinto cinque mesi fa. E poi l'ingresso in EuroCup e più tardi in Eurolega.

Un gigante di quasi due metri, burbero ma con la battuta pronta. Meo Sacchetti è arrivato nell'estate del 2009 a Sassari, chiamato dalla famiglia Mele. Da giocatore è stato una bandiera di Varese e colonna della nazionale: oro agli Europei di nantes nel 1983 e ancora prima, nel 1980, lo storico argento all'Olimpiade di Mosca.

Nato nel 1953 in una baracca di un campo profughi ad Altamura, Sacchetti ha vissuto fra Novara, Torino e Varese. Da allenatore ha perseguito testardamente la sua idea di basket: corri, tira appena puoi, leggi la difesa per essere creativo in attacco.

Lo ha fatto con tre squadre e tre play diversi (Rowe, Travis Diener e Dyson) ed è riuscito a vincere tutto in Italia. Divertendo. A dispetto dei non pochi detrattori.
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