Con le sue trecento trasferte in maglia biancoblù è diventato un leader della tifoseria mineraria. Al punto che domenica scorsa, poco prima dell'inizio della gara fra il Carbonia e l'Atletico di Uri, calciatori e club hanno voluto omaggiarlo con una significativa maglia: un riconoscimento alla sua fede calcistica e alla battaglia che Marco Madeddu, 45enne, sta combattendo.

La lotta. Già, perché il calcio e i colori del Carbonia continuano ad essere la sua vita, ma adesso il giovane sulcitano è impegnato un'altra, terrificante sfida, quella contro la Sla. La malattia si è affacciata circa due anni fa e da allora ha cominciato a progredire come un avversario che sul campo ti sovrasta dal primo all'ultimo minuti. Accompagnato domenica allo Zoboli, riaperto per la prima volta dopo 15 mesi di stop, da uno scrosciante e sentito applauso del pubblico, Marco Madeddu ha incontrato brevemente i calciatori infondendo loro coraggio.

Affetto da parte del sindaco. E a lui si è accostato anche il sindaco Pietro Morittu presente sugli spalti: "Un gesto di affetto inaspettato e che mi ha commosso in modo particolare". Del Carbonia, continua compatibilmente con la malattia, a seguire le peripezie: "Siamo ultimi, diciamo che non è proprio un'annata da ricordare, qualcosa continua ad andare storto e si poteva rimediare prima: ma io preferisco dedicarmi anche a un appello alla vita e alla libertà di poter fare ciò che si desidera".  Rifugiatosi nella filosofia buddista e nella meditazione, Marco sta cercando di resistere contro quella che definisce "una mortificazione mentale ed economica provocata da questa malattia per ricchi perché chi ha i soldi può gestire senza ansia tutte le conseguenze che comporta: io ci provo con poco più di mille euro al mese ma è una follia".

Lo sdegno. Pochi giorni ha assistito anche lui alla decisione della Consulta di bocciare i referendum sull'eutanasia. Ha parole di sdegno: "Qui in Italia la politica si è impossessata dalla vita e della morte eppure le sofferenze che proviamo ledono la dignità delle persone: ammiro chi lotta pur nella consapevolezza che tanto con la Sla si perde sempre e mi trascino in questa "malattia del chiedere" dato che per quasi ogni cosa dipendo da chi mi assiste". Il calcio e i social gli consentono di fare vita sociale, "e una ristretta cerchia di amici e assistenti come ad esempio l'associazione Le Rondini con Franca Boi e Francesco Murroni".

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