Se da una parte il maestro Woody Allen non può che aderire pienamente alla definizione di genio, è altrettanto vero che numerose volte i suoi trascorsi personali hanno fatto discutere. Personalità eccentrica tanto nella dimensione creativa quanto nelle occasioni di confronto pubblico, stupisce ancora oggi per una carriera estremamente prolifica fatta di regie, sceneggiature e interpretazioni cinematografiche, con al centro un gusto sempre marcato per la tragicommedia, l’ironia e la citazione colta.

Firmando capolavori senza tempo come “Manhattan”, “Harry a pezzi”, “Match Point”, “Midnight in Paris” e, ovviamente, “Io e Annie” - valendogli con quest’ultimo due Oscar alla miglior regia e alla miglior sceneggiatura originale - Allen è rimasto impresso anche per la caratterizzazione del suo tipico antieroe: immancabilmente goffo e impacciato, con un look sempre stridente col contesto, e con un temperamento che - oltre all’irresistibile verve comica - riflette le insicurezze e criticità dell’uomo moderno, costretto ad agire e conformarsi all’interno del contesto socio-culturale.

Lo scorso agosto, il maestro ha nuovamente suscitato scalpore con la dichiarazione di voler girare un film in Russia. Sempre più emarginato dall’industria hollywoodiana, durante la Settimana Internazionale del Cinema di Mosca ha definito la capitale russa una “città meravigliosa” e si è dichiarato apertamente “apolitico”, un’affermazione che, per alcuni, avrebbe lasciato intendere di non sentirsi direttamente coinvolto negli attuali scossoni geopolitici. Tali considerazioni hanno suscitato la pronta risposta del ministro degli esteri ucraino, che le ha definite senza mezzi termini “un insulto” a tutti i professionisti dello spettacolo e a coloro che hanno perso la vita a causa dell’invasione russa.

Le polemiche hanno spinto Allen a chiarire nuovamente le proprie posizioni all’Associated Press e alla CNN: “Per quanto riguarda il conflitto in Ucraina, sono fermamente convinto che Vladimir Putin abbia completamente torto. La guerra che ha causato è terribile. Ma, indipendentemente da ciò che hanno fatto i politici, non credo che interrompere il dibattito artistico sia mai un buon modo per aiutare”.

Non meno dibattute sono state le impressioni del cineasta sulle presunte qualità artistiche di Donald Trump, cha aveva diretto nel 1998 nel film “Celebrity”. In un episodio del podcast Club Rabdom, ha dichiarato: “Sono una delle poche persone che può dire di aver diretto Trump. Ho diretto Trump in Celebrity. È stato un piacere lavorare con lui ed è un ottimo attore. Era molto educato, ha centrato l'obiettivo, ha fatto tutto correttamente e aveva un vero talento per lo spettacolo. Potrei dirigerlo anche adesso. Se mi permettesse di dirigerlo ora che è presidente, penso che potrei fare miracoli”.

Alle considerazioni di natura artistica sul presidente degli Stati Uniti sono seguiti inevitabili chiarimenti sul proprio orientamento politico. Allen ha ammesso apertamente di aver votato per Kamala Harris, riconoscendo invece ben poco nella figura di Trump una naturale predisposizione alla cosa pubblica: “Mi sorprende che abbia voluto entrare in politica. La politica non è altro che grattacapi, decisioni critiche e agonia. Era un tipo che vedevo alle partite dei Knicks, gli piaceva giocare a golf, gli piaceva giudicare i concorsi di bellezza e gli piaceva fare cose divertenti e rilassanti. Non capisco perché qualcuno dovrebbe voler avere improvvisamente a che fare con le questioni politiche”.

Più di recente, in un’intervista al Wall Street Journal, il cineasta si è espresso sulla cancel culture e sul modo in cui essa ha investito anche l’industria hollywoodiana: “È solo stupida. Se un attore dice: non lavorerò con lui, in realtà l'attore pensa: sto facendo una cosa buona, sto contribuendo, sto prendendo posizione. Ma in realtà sta commettendo un errore. Un giorno potrebbe rendersene conto”.

Allen è tornato anche a parlare delle accuse di molestie sessuali - da lui sempre respinte - nei confronti della figlia adottiva Dylan Farrow, riemerse dopo le ultime dichiarazioni di quest’ultima, tornata a ribadire con fermezza le proprie posizioni: “Sono stanca della narrativa misogina e antiscientifica secondo cui sarei stata manipolata o plagiata. Niente di più lontano dalla verità. Sono una donna di 40 anni. Woody Allen mi ha aggredita sessualmente”.

Senza scomporsi, e con tono contenuto, rivolgendosi in particolare agli esponenti del mondo dello spettacolo che gli hanno voltato le spalle, Allen ha replicato: “Non mi arrabbio. Penso che dovrebbero avere più buon senso, leggendo la situazione. Ciò che mi sorprende sempre è quanto le persone siano pronte ad abbracciarla. Credo che leggendo i dettagli dovrebbero pensare: questo mi sembra un po' azzardato”.

© Riproduzione riservata