Voce e chitarra (magari una gonna). Il senso di JoshBurger per il rock
Cagliaritano, vent’anni, Joshua Terranova si racconta per la prima volta
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Un insieme di mille colori. Per raccontare, attraverso la musica, le sfumature della sua giovane vita. Un “Mosaic”, questo il titolo del suo album, ed è ciò che vuole raccontare Joshua Terranova, in arte JoshBurger. Cagliaritano, vent’anni, e già in grado di stupire con una musica che miscela progressive rock, stoner rock ed elettronica.
«Amo la musica! e amo superare le aspettative altrui», racconta Joshua che è cresciuto in una famiglia che è a sua volta un mosaico unico: «Mia madre è sarda, mentre mio padre, David, è un po’ siciliano e un po’ inglese e compone musica elettronica. Sono cresciuto ascoltando i suoi dischi, e ho vissuto anche in Inghilterra».
“Mosaic” è un album sicuramente ricco di tante sonorità, con testi che sanno ugualmente spaziare: «I contenuti sono molto diversi, ma l’unica cosa in comune è che sono tutti miei, vissuti». Come “Animal in me”, terza di un album di diciassette tracce: «Faccio i conti con quello che chiamo l’animale che abita nel mio cuore. Certo esistono i desideri umani come l’amore o la carriera, poi ci sono gli istinti. E l’animale che è in tutti noi a volte deve venire fuori». Da qui probabilmente anche il fascino per lo stoner rock: «Un genere musicale creato dai ragazzi e ragazze che si ritrovavano nel deserto per suonare con una batteria e un amplificatore. Un suono potente, istintivo, e pieno di bassi». Tra i pezzi ecco anche “Summer taught me”, ovvero “L’estate mi ha insegnato”: «Un pezzo che parte dalla fine di una relazione che lascia però delle lezioni da cui imparare, in positivo». O ancora “Leave your bestfriends”: «La storia vera della fine di un’amicizia, una scelta necessaria quando chi ti era amico ti manipola» Tutto da raccontare sempre con una musica energica. «Mi piace chiamarla musica sollevante, le note devono sempre comunicare voglia di crescere, di farsi forza, non di scivolare in una lenta malinconia».
«Spesso le mie canzoni sono nate strimpellando alla chitarra e improvvisando», continua Joshua; è il caso per esempio di “The italian school sistem in 57 seconds”, un brano interamente strumentale: “in quel pezzo è proprio venuto fuori l’animale in me. Un minuto di riff in cui ho caricato tutti i miei sentimenti verso il nostro sistema scolastico. Ho fatto le medie in Inghilterra: una scuola lucente, dove si riesce ad imparare. Poi sono tornato in Italia, trovando molto più caos, e l’ho riversato qui”.
Sul palco di Ateneika, durante l’ultimo Sardegna Pride, Joshua ha fatto la sua prima esibizione dal vivo, rivelando così un’altra tessera di se stesso: la passione per gli abiti femminili, come una canottiera o una gonna portati con semplice spontaneità. «Non è un costume ma il mio modo di essere. Vorrei uscire così anche in strada, ogni tanto, ma ho ancora paura. Sul palco, però, posso essere me stesso».
Il sogno di Joshburger? «Continuare a fare musica, esplorare direzioni nuove». E aggiungere altre tessere al mosaico.
Giovanni Lorenzo Porrà