Toy Story 5, il regista Andrew Stanton: «Una storia sul valore dei giocattoli nel mondo di oggi»
Il film, atteso per il prossimo anno, si preannuncia ancora una volta capace di conquistare il pubblicoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
L’incantevole mondo dei giocattoli creato da Disney e Pixar è un’inesauribile fonte di emozioni, e il prossimo “Toy Story 5” possiamo già sbilanciarci a definirlo un titolo in grado, ancora una volta, di rapire i nostri cuori. Atteso per il prossimo anno e diretto da Andrew Stanton - veterano dello studio d’animazione a cui dobbiamo perle del calibro di “Wall-E” e “Alla ricerca di Nemo” - il sequel ha superato brillantemente le prime fasi di test screening, allineandosi ai livelli qualitativi della prima eccezionale trilogia e dimostrandosi pronto a riportare in alto il nome del franchise. Ciò soprattutto dopo aver visto la fanbase spaccarsi in due per l’uscita di “Toy Story 4”, e dopo i risultati non proprio convincenti dello spin-off “Lightyear - La vera storia di Buzz”.
Stando a quanto emerso dalle prime indiscrezioni, il film vedrà confrontarsi i vecchi modelli di giocattoli con i più moderni dispositivi tecnologici, in un vero e proprio scontro tra generazioni. Al centro della trama troveremo Jessie, ora al comando della stanza di Bonnie, che aprirà la strada al ritorno di Woody dopo una battaglia con un tablet a forma di rana noto come Lilypad. Già solo con questi pochi dettagli, il titolo sembra non mancare dell’effetto novità, allineandosi agli obiettivi del team di infondere al franchise un’ulteriore ventata d’aria fresca. Su questo punto, in una passata intervista, si era espresso il direttore creativo Pete Docter: «Ci sono scelte che ti fanno pensare: aspetta, questo è davvero un film di Toy Story? E penso che sia proprio ciò di cui abbiamo bisogno a questo punto. Ne abbiamo già fatti quattro. Dobbiamo continuare a sorprendere il pubblico, quindi sarà divertente».
Più recentemente, Stanton è tornato a parlare del progetto in un’intervista a Empire, chiarendo in particolare lo spunto tematico servito da ispirazione: «Onestamente, non è nemmeno realmente su una battaglia, ma piuttosto sulla realizzazione di un problema esistenziale: nessuno gioca più con i giocattoli. La tecnologia ha cambiato la vita di tutti, ma ci stiamo chiedendo cosa voglia dire per noi e per i nostri figli. Non possiamo semplicemente rendere la tecnologia il villain».
Sugli esiti delle anteprime a porte chiuse, le più recenti informazioni diffuse sottotraccia da un insider hanno tranquillizzato i fan, sostenendo: «Apparentemente c'è stata una proiezione test di Toy Story 5 la scorsa settimana, e i presenti l'hanno adorato. Una persona ha detto: ancora una volta, un altro film toccante per questa saga». Considerazioni non di poco conto, specie dopo l’ondata di scetticismo da parte dell’ala più intransigente dei fan che ha cominciato a permeare il franchise dopo l’uscita del terzo capitolo e l’inizio del nuovo ciclo con “Toy Story 4”, che tuttavia ha ricevuto eccellenti riscontri da parte di pubblico e critica.
Proprio su questo aspetto s’era espresso tempo addietro Quentin Tarantino: in un’ospitata al podcast “Club Random” di Bill Maher, il leggendario filmmaker ha affermato di non voler vedere altri film della saga dopo i primi tre. Ecco le sue esatte parole: «Non guardo tutti i film d'animazione e cose del genere, ma sono un grande fan della trilogia di Toy Story. Penso che esista solo una trilogia che funziona completamente e assolutamente al massimo livello ed è Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto, il cattivo. Fa ciò che nessun'altra trilogia ha mai saputo fare. Il primo film è fantastico ma il secondo è così grande e porta l'intera idea ad un livello così superiore che annulla il primo. E il terzo fa lo stesso con il secondo, ed è una cosa che non succede mai».
E, arrivando all’esempio di Toy Story, dopo i riferimenti alla Trilogia del Dollaro: «Il terzo è semplicemente magnifico. È uno dei migliori film che abbia mai visto. E se hai visto gli altri due, è davvero devastante. Ma il punto è che poi, tre anni dopo circa, hanno fatto un quarto, e non ho alcun desiderio di vederlo. Hai letteralmente concluso la storia nella maniera più perfetta. Quindi no, non mi interessa se è un buon film. Per me è finita lì».
Rispondendo probabilmente con una velata allusione proprio a Tarantino, Stanton, nella sua intervista a Empire, ha approfondito anche questo aspetto, affermando: «Quindi il 3 era la fine... degli anni di Andy. Nessuno viene derubato della propria trilogia. Possono tenersi quella e non guardare altro se non vogliono. Ma ho sempre amato come questo mondo ci permetta di abbracciare il tempo e il cambiamento. Non c'è nessuna promessa che rimanga immutato».
