Pensando al nome di Steven Spielberg, tra i titoli della sua filmografia che balzano subito alla mente non può che esserci “Lo Squalo”. Il capolavoro del 1975, tratto dal romanzo omonimo di Peter Benchley, è ancora oggi un pilastro nella storia della settima arte: ha segnato col suo debutto l’inizio della Nuova Hollywood e dato vita all’era del blockbuster estivo. Oltre a questo, il film è ricordato come la prima produzione ad alto budget girata in mare aperto, nonché per aver innovato il linguaggio cinematografico nel modo di raccontare la tensione, grazie all’effetto vedo-non vedo del montaggio e alle suggestioni dell’indimenticabile colonna sonora firmata da John Williams.

Ricordato come il film con il maggiore incasso di sempre prima dell’uscita di “Guerre Stellari”, “Lo Squalo” fu accolto con un entusiasmo sorprendente anche dalla critica, vincendo gli Oscar al miglior montaggio, al miglior sonoro e alla miglior colonna sonora. Ancora oggi, il titolo occupa un posto di rilevo nella lista dei 100 migliori film americani di tutti i tempi secondo l’American Film Institute, e viene regolarmente studiato e analizzato da generazioni di aspiranti cineasti per il suo apporto storico e culturale di enorme rilevanza.

Lo scorso aprile, il film ha ufficialmente celebrato i 50 anni dall’uscita nelle sale. Per l’occasione, la rivista Empire Magazine ha deciso di omaggiarlo con la pubblicazione di due copertine speciali e una serie di contributi d'eccezione. Per descriverne con chiarezza l’importanza, il regista Leigh Whannell - esperto del genere thriller-horror, come dimostrano i suoi “The Invisible Man” e “Wolf Man” - ha dichiarato: “Lo Squalo è un B-movie realizzato con un livello tecnico da serie A. Non avrebbe dovuto essere così riuscito”.

In occasione dell’anniversario, Steven Spielberg ha rilasciato un’intervista per un documentario prodotto da National Geographic, in cui ha svelato numerosi retroscena legati alla pellicola. Il director ha innanzitutto ammesso di essere rimasto molto deluso all’epoca per non aver ricevuto la candidatura all’Oscar come miglior film, considerando gli sforzi e lo stress investiti nel dar vita al progetto: “Quando un film è in odore di premi, non è tanto quello che vuoi tu, ma quello che tutti dicono che accadrà per te. Quindi pensavo semplicemente: beh, immagino che sarò nominato! Quando non lo fui, rimasi sorpreso. E deluso. Perché stavo credendo al clamore, e invece non bisognerebbe farlo”.

Ciò che molti forse non sanno è che la realizzazione de “Lo Squalo” fu una vera e propria impresa, sia per Spielberg che per la troupe: dalle riprese, che si protrassero da 55 a 159 giorni, alle spese di produzione, triplicate rispetto al budget iniziale. Su questo punto, ha spiegato: “Nella maggior parte dei casi, l'estate a Vineyard è un sogno. Ma quando si supera il budget e si va oltre i tempi previsti e quando si è sopraffatti dagli eventi, quell'estate del 1974 è stata un incubo prima ancora di diventare il sogno di una vita”.

Parlando più nel dettaglio del contenuto di “Lo Squalo@ 50: The Definitive Inside Story” di National Geographic, durante un incontro in videoconferenza con il pubblico di Martha's Vineyard per la prima mondiale del documentario, Spielberg ha aggiunto: “Descrive in dettaglio quanto fossimo tutti giovani e impreparati alle sfide delle riprese nell'Oceano Atlantico con uno squalo meccanico che era più capriccioso di qualsiasi star del cinema con cui abbia mai lavorato da allora, e come, a causa del superamento dei tempi e del budget previsti, credessi davvero che Lo squalo sarebbe stato l'ultimo film che mi sarebbe stato affidato da dirigere”.

A salvare le sorti del suo futuro da cineasta è stata l’accoglienza straordinaria da parte del pubblico mondiale, insieme alle celebri note di John Williams, ancora oggi simbolo universale di orrore e tensione crescente: “A cinquant'anni dalla sua uscita, la realizzazione di Lo squalo rimane un'esperienza fondamentale per ognuno di noi, e cinque decenni non hanno offuscato i ricordi di quella che rimane una delle esperienze più travolgenti, emozionanti, terrificanti e gratificanti di tutta la mia carriera”.

Giovanni Scanu

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