Salvatore Mereu sbarca a Venezia
Il regista sardo in concorso alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia a Controcampo con “Tajabone”Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Nonostante lo stile tutto orientale di Marco Mueller pieno di filosofia wu wei (precetto taoista dell'efficacia del non agire), è difficile dimostrare, come ha tentato di fare ieri a Roma, che quest'anno alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia (1-11 settembre) non ci sia una valanga Italia. Per restare ai soli numeri, 41 film italiani di quest'anno contro i 22 dell'anno scorso significano pur sempre qualcosa. Ovvero, per essere appunto matematici, un soffio meno del doppio.
E c'è pure un pezzo di Sardegna con Salvatore Mereu. Il film del regista sardo, Tajabone , sarà in concorso nella sezione “Controcampo italiano”. La pellicola è il frutto di un anno di esperienza coi i ragazzi di due scuole medie di due quartieri difficili di Cagliari: la don Milani di Sant'Elia e la Alagon di San Michele. «L'obiettivo era quello di insegnare il cinema ai ragazzi affinché poi si raccontassero attraverso il cinema», dice Mereu. «In un anno di laboratorio a scuola ho insegnato loro come si dà forma a un'idea e come poi l'idea possa diventare un film. Sono venute fuori tante piccole storie sul vissuto dei ragazzi. Inizialmente non pensavo di farne un film poi, invece, con la “Via col vento” abbiamo deciso di produrlo».
Da Sant'Elia a Venezia il passo è lungo: «Vorrei portare i ragazzi, almeno gli interpreti principali, in laguna. Questa esperienza mi ha insegnato che si può vedere la luce anche nei contesti più difficili». Tabajone è il nome del motivo che uno dei protagonisti canta nel film. «Soprattutto a San Michele», spiega Mereu, «c'è un'umanità varia con tanti ragazzi extracomunitari. Uno dei protagonisti è senegalese, Tabajone nella sua cultura è la giornata in cui gli angeli scendono sulla terra per chiedere notizie sulle condizioni di vita dei mortali».
Mereu ringrazia i presidi delle due scuole cagliaritane, Giancarlo Della Corte e Valentina Savona, oltre al professor Antioco Floris dell'università di Cagliari, che hanno creduto nel suo progetto. Tra l'altro, tutta l'esperienza è stata documentata da Michele Mossa e presto diventerà un film.