È una perdita inestimabile quella che il mondo del cinema ha dovuto affrontare con la recente scomparsa di Robert Redford. Tra i più rappresentativi esponenti della New Hollywood e figura di enorme influenza anche sulla scena contemporanea, ha portato avanti negli anni una carriera invidiabile come attore, regista e fondatore - insieme al collega Sydney Pollack - del “Sundance Film Festival”: da tempo riconosciuto come una delle più importanti manifestazioni internazionali dedicate al cinema indipendente.

Non meno significativi, naturalmente, i riconoscimenti ottenuti nel corso della sua vita: oltre ai due premi Oscar - uno come miglior regista per “Gente Comune” (1981) e uno alla carriera (2002) - Redford è ricordato per le candidature in classici come “La Stangata” di George Roy Hill e “Quiz Show”, da lui stesso diretto nel 1994. Indimenticabili, inoltre, le sue interpretazioni in titoli come “Il grande Gatsby”, “I tre giorni del Condor”, “Tutti gli uomini del presidente”, “La mia Africa”, “Proposta indecente”, “L’uomo che sussurrava ai cavalli” e molti altri. Oltre alla sua poliedricità e alla propensione per un cinema anticonvenzionale, Redford è rimasto anche un’icona di stile: un fascino disinvolto ed elegante, mai ostentato, che negli anni lo ha consacrato non solo per il talento, ma anche come modello di mascolinità sobria e sofisticata.

Poco dopo la notizia della sua morte, la figlia Amy Redford - che lo diresse nel 2008 in “The Guitar” - ha voluto ricordare il padre con un toccante video su Threads, rievocando i momenti lieti trascorsi insieme e l’eredità lasciata alle nuove generazioni: “Era semplicemente mio padre. Il mio mondo è caduto nel silenzio. Attraverso la sua vita mi ha insegnato che il cinema e la vita richiedono le stesse due cose: coraggio e amore. La fondazione del Sundance Film Festival è una parte insostituibile della storia di Hollywood”.

Riferendosi poi a “Gente comune”, la sua opera prima alla regia e una delle più emblematiche, ha aggiunto: “Ha sempre detto che Gente comune era una delle opere più importanti della sua vita, gli valse l'Oscar come miglior regista, ma ciò che contava di più per lui era il messaggio del film sulla famiglia, la perdita e l'amore. Mi ha insegnato che i film non riguardano solo l'intrattenimento, ma il far riflettere le persone, il toccare il luogo più delicato dei nostri cuori”.

Non è mancato il ricordo di Barbra Streisand, co-protagonista nello splendido “Come Eravamo”, che su Instagram ha condiviso un messaggio carico di affetto: “Ogni giorno sul set di Come eravamo era emozionante, intenso, pura gioia. Eravamo opposti: lui proveniva dal mondo dei cavalli, io ero allergica a loro! Eppure, continuavamo a cercare di scoprire di più l'una dell'altro, proprio come i personaggi del film. Bob era carismatico, intelligente, intenso, sempre interessante, era uno degli attori più bravi di sempre. L'ultima volta che l'ho visto, quando è venuto a pranzo, abbiamo parlato d'arte e abbiamo deciso di inviarci i nostri primi disegni. Era unico nel suo genere e sono così grata di aver avuto l'opportunità di lavorare con lui”.

Tra le numerose testimonianze di calore e commozione dal mondo dello spettacolo, hanno trovato particolare risonanza le parole della famiglia di Paul Newman, ricordando lo storico duo Paul-Robert, protagonista di pellicole come “La Stangata” e “Butch Cassidy”. Come racontato da Nell Newman: “La loro amicizia nacque sul set e si trasformò in qualcosa di più serio. Hanno fatto due grandi film insieme e quello fu un legame davvero forte, penso che sia stato ciò che li ha uniti”.

Un rapporto, quello con Newman, che si mantenne vivo anche grazie all’impegno comune in campagne ambientalistiche e a scopo umanitario: “Credo sia stato anche un vero catalizzatore per l'interesse di papà verso le questioni ambientali, perché Bob era già avanti. Penso che sia stato una buona influenza per mio padre. Bob era un filantropo silenzioso. Sosteneva molte cause, ma non era appariscente. A papà non piacevano i filantropi chiassosi”. Nell Newman ha poi ricordato la generosità con cui Redford seppe stare accanto alla famiglia: “Era un uomo adorabile, e lo ricordo con affetto perché mi aiutò a trovare un lavoro quando finii il college. Fu così caloroso e disponibile in quel particolare momento della mia vita”.

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