Ci sono serie televisive che non hanno certo bisogno di presentazioni. Titoli come “X-Files” e “Breaking Bad” - considerati oggi autentici cult, parte di un patrimonio collettivo mantenuto vivo da vecchie e nuove generazioni di spettatori - hanno come filo conduttore il genio creativo di Vince Gilligan, indiscutibilmente una delle figure di riferimento più importanti nel vasto e competitivo panorama del piccolo schermo.

Dopo la travagliata storia d’amore tra Saul Goodman e Kim Wexler narrata nello spin-off “Better Call Saul” - da molti ritenuto perfino superiore, per ritmo e qualità, al capostipite “Breaking Bad” - Gilligan torna al fianco dell’attrice Rhea Seehorn, nuovamente protagonista, nella misteriosa “Pluribus”, una dramedy fantascientifica di dieci episodi in esclusiva su Apple TV+.

Con la presentazione del primo teaser a luglio - accompagnata dalla pubblicazione di un’immagine enigmatica che ha alimentato le speculazioni dei fan - le uniche informazioni sulla trama ruotavano intorno a una singolare premessa: la persona più infelice della Terra dovrà salvare il mondo dalla felicità. È stata poi annunciata ufficialmente la data di debutto: le prime due puntate saranno disponibili sul servizio Apple venerdì 7 novembre, mentre i restanti otto episodi verranno distribuiti settimanalmente fino al finale di stagione previsto per il 26 dicembre.

Nelle ultime settimane sono emersi ulteriori dettagli sulla storia, in particolare sul personaggio interpretato da Rhea Seehorn. Nei panni di Carol Sturka, autrice di romanzi rosa diventati best seller ma da lei stessa giudicati - con ben poca autostima - “spazzatura senza senso”, si troverà ad affrontare un virus apocalittico abbattutosi sulla città di Albuquerque, capace di diffondersi nel mondo intero trasmettendo un contagioso ottimismo e un irrefrenabile senso di felicità. L’unica a restarne immune è proprio Carol, costretta ad affrontare la situazione tra rabbia e smarrimento. L’unica via possibile sarà dunque trovare una spiegazione a questo fenomeno inatteso, che si rivelerà però molto più complesso e pericoloso di quanto immaginato.

Come i più attenti avranno notato, anche questa volta la location scelta è Albuquerque, proprio come in “Breaking Bad” e “Better Call Saul”. Su questo e altri aspetti ha fatto luce Entertainment Weekly in una recente intervista a Gilligan. Descrivendo il tono dello show, il creatore ha spiegato: «Il dramma della serie è che la persona più infelice del mondo sta cercando disperatamente di salvare il pianeta dalla felicità. Da questo presupposto abbiamo ricavato una quantità sorprendente di drammaticità. Ma c'è anche molto umorismo; Carol Sturka è un’eroina riluttante. Lei non vuole davvero avere il compito di salvare il mondo, ma più o meno sente che è suo dovere farlo».

Sull’idea che ha dato origine alla serie, Gilligan ha raccontato di averci pensato per la prima volta dieci anni fa, durante la lavorazione di Better Call Saul. A ispirarlo fu soprattutto il contesto quotidiano di lavoro, che gli permise di sviluppare il progetto nelle pause pranzo: «Durante la pausa pranzo, facevo lunghe passeggiate nel quartiere vicino ai nostri uffici. La mia mente vagava e mi interessava l'idea di un mondo in cui tutti fossero gentili. Non c'era modo di offenderli. Non c'era modo di ferire i loro sentimenti. Ma avrebbero fatto qualsiasi cosa per te. Non sapevo cosa significasse. Ancora oggi non sono sicuro di cosa significhi esattamente».

Quanto a eventuali collegamenti con le serie precedenti, Gilligan non ha escluso la possibilità: «Potrebbero essercene un paio, se tenete gli occhi e le orecchie ben aperti. I fan di Breaking Bad e Better Call Saul, se presteranno molta attenzione, potrebbero imbattersi in uno o due easter egg».

Per quanto si sappia ancora relativamente poco, le premesse di certo non mancano, a partire dal profilo della protagonista: perfettamente in linea con la nuova visione creativa di Gilligan, oggi meno incline a delineare personaggi eccessivamente malvagi. Un punto che lo stesso autore aveva chiarito lo scorso febbraio durante i Writer Guild Awards: «Quando creiamo personaggi memorabili come Michael Corleone, Hannibal Lecter, Darth Vader o Tony Soprano, gli spettatori di tutto il mondo prestano attenzione e dicono che questi tizi sono fighissimi. Sono diventati modelli da seguire, quindi forse ciò di cui ha bisogno il mondo è un ritorno ai vecchi eroi della Greatest Generation, quelli che danno più di quanto prendano. Quelli che credono che gentilezza, tolleranza e sacrificio non siano solo roba da ingenui».

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