Paul Thomas Anderson: la mano del regista e sceneggiatore anche dietro importanti film di Ridley Scott e Martin Scorsese
«Adoro dare il mio contributo in ogni modo possibile quando qualcuno mi chiede aiuto»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Come un boato che attira l’attenzione di tutti, Paul Thomas Anderson centra ancora una volta l’obiettivo con “Una battaglia dopo l’altra”, decima pellicola della sua filmografia con protagonista Leonardo DiCaprio e segno ulteriore della maturazione di un percorso espressivo che, da circa trent’anni, lo colloca di diritto tra i cineasti americani più influenti e innovativi della sua generazione.
Distribuito nelle sale italiane dal 25 settembre, il film è un libero adattamento del romanzo “Vineland” di Thomas Pynchon, che racconta uno spaccato di storia americana segnato dallo scontro tra il potere capitalista e i gruppi rivoluzionari. Al centro della vicenda, l’ex sovversivo Bob Ferguson si lancia in una corsa disperata per ritrovare la figlia Willa, messa al sicuro dai sostenitori del movimento per sfuggire alla caccia delle unità contro-insurrezionali.
Con un cast d’eccezione che include Sean Penn, Benicio del Toro, Chase Infiniti, Regina Hall, Teyana Taylor, Alana Haim, Wood Harris e Tony Goldwyn, la pellicola ha già conquistato la stampa internazionale e ricevuto elogi entusiastici da personalità come Steven Spielberg e Martin Scorsese. Sul palco del The Aster di Hollywood, in occasione della conferenza stampa mondiale, Anderson e DiCaprio hanno approfondito il percorso che ha portato a questo risultato di eccellenza.
Soffermandosi sulla componente emotiva del film, Anderson ha dichiarato: “Ho rimuginato su questa storia per anni. Avevamo la nostra premessa, i personaggi, la storia, ma doveva esserci spazio. Non puoi semplicemente uscire e sperare e incrociare le dita di trovare qualcosa. Ma avevamo trovato una base sufficiente. Doveva esserci un lavoro emotivo sulla trama, per poter farla girare”.
DiCaprio, descrivendo nel dettaglio la complessità del suo personaggio, ha aggiunto: “Una figura umana che si evolve man mano che il film va avanti, spingendosi fino al punto drammatico e puntando a decisioni prese sul momento. Come quando arriva Benicio Del Toro. Insieme abbiamo preso strade inaspettate. Bob è un eroe in grado di risorgere, che protegge la sua famiglia. È stato fantastico intraprendere il viaggio con lui, scoprendolo scena dopo scena”.
Un progetto che - aldilà delle qualità indiscusse di Anderson - non avrebbe raggiunto simili vette senza il lavoro corale dell’intera troupe, alla quale ha partecipato anche il compianto Adam Somner: “Lui sapeva come fare certe cose, sapeva come muovere gli spazi. In fin dei conti per quanto sia grande un film siamo sempre noi a farlo. Una telecamera, c'è un fonico, ci sono attori, e tutto si riduce a questo. Dopo aver girato una scena action non sai cosa ti aspetta, ma sai poi che in sala di montaggio tutti i pezzi si uniranno, emozionando il pubblico. È come mettere insieme dei Lego. Devi fidarti dei tuoi collaboratori, degli stunt. Devi metterti in disparte e farli lavorare”.
Autore di pellicole ormai di culto, Anderson è stato anche al centro di un sondaggio a cui hanno partecipato cento critici cinematografici per decretare la sua opera migliore. A prevalere è stato “Il Petroliere” - premiato con due Oscar e interpretato da Daniel Day-Lewis - che ha ottenuto 57 voti. Al secondo posto “Boogie Nights” con 46 voti, seguito da “Magnolia” con 35. Fanalino di coda, “Vizio di forma”, fermo a soli 6 voti.
Tra le curiosità emerse, Anderson ha confermato alcune voci secondo cui avrebbe dato un contributo sostanziale ad altri grandi progetti, in particolare a “Napoleon” di Ridley Scott e a “Killers of the Flower Moon” di Martin Scorsese. In un’intervista ha spiegato: “Adoro dare il mio contributo in ogni modo possibile quando qualcuno mi chiede aiuto. Entrambe queste cose sono successe con Joaquin (Phoenix), con Leo (DiCaprio) e, ovviamente, con Marty e Ridley. È sempre un privilegio poter dire: lascia che ti dica cosa penso della sceneggiatura”.
Infine, senza nascondere la sua passione per il cinema mainstream, Anderson ha parlato con un misto di ironia e dispiacere del fatto di non esser mai stato preso in considerazione da Tom Cruise per dirigere un film della saga di “Mission: Impossible”: “Avrei adorato, ma non ho mai ricevuto quella chiamata. Ne sono rimasto molto deluso. Credo che ormai (Tom Cruise) abbia chiuso con Mission: Impossible, quindi non succederà”.